MOTÖRHEAD – Bad Magic (Udr)

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Da bravo scienziato sono sempre stato appassionato di Storia della Scienza, una branca della Storia ingiustamente sottovalutata e raramente presa in considerazione. E invece è bellissima, ricca di curiosità ed aneddoti divertenti, invidie e rivalità, collaborazioni assurde e litigi. Un po’ come col black metal.

È interessante anche notare come la Scienza venga considerata qualcosa di altro. Mi spiego con un esempio banale: prendete le domande tipiche nei quiz televisivi. Se non sai quando Colombo sbarcò in America, o non distingui Leopardi da Pascoli, o non sai chi ha tirato su la cattedrale di Firenze, sei un povero stronzo. Ma se non sai cosa è un coseno, o il secondo principio della Termodinamica, o la legge di Ohm beh, oh, quella è matematica. Dopotutto la matematica davvero utile smettono di insegnartela in quinta elementare. A non sapere chi è Leopardi ci si sente più stronzi che a non sapere cosa è una derivata. È assolutamente giustificato non sapere l’abc della Scienza, ma prova a sbagliare un cazzo di congiuntivo.

Ma a noi questo sta bene. Se da un lato a volte un po’ soffriamo questa minore considerazione, dall’altro tendiamo ad esserne orgogliosi. Un po’ come col metal. Ci fa piacere sentirci parte di una ristretta cerchia di illuminati spesso giudicati dall’esterno senza alcuna cognizione di causa, e visti con curiosità, scetticismo se non paura. E quando escono cose come The big bang theory, dopo un po’ soffriamo come quando un oscuro gruppo metal finisce su MTV.
Questo fa si che tendiamo a sviluppare un carattere un po’ presuntuoso, una io so io e voi non siete un cazzo attitude. Cari letterati, continuate pure a farvi i bocchini con quel frocio di Pascoli, tanto io lo so che non c’avete capito un cazzo della vita.

Quindi oggi parliamo di Alessandro Volta.

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VAFFANCULO EURO

Sappiamo tutti come funzionava l’Università qualche secolo fa. Noi poveri stronzi, giustamente, non saremmo potuti entrare in quei luoghi sacri nemmeno per pulire i cessi. L’arte e le speculazioni sull’arte erano destinate ai ricchi, a chi poteva permettersi di ragionare sui massimi sistemi senza preoccuparsi di come procurarsi il pane. Alessandro Volta era uno di questi. Sin da giovane veniva considerato un genio, una promessa che avrebbe realizzato cose eccezionali. Scopre il metano. Inventa e caratterizza il condensatore. Et cetera.

Ma soprattutto ad Alessandro Volta glie piace la fregna. Dicevano di lui: Volta è un vero cuscinetto a strofinamento per le signore. Oppure: Volta s’intende molto di elettricità delle ragazze. Immaginate questo salone in legno con poltroncine in velluto rosso, pitture sui muri, la penombra delle candele, parrucconi seduti accanto ad un gigantesco camino strafatti di oppio che ridono alle battute sulla fregna mentre i poveri, dentro, servono il tè. I poveri, fuori, muoiono. I was born too late.

Ad un certo punto accade la catastrofe. Volta si innamora, perdutamente, in maniera devastante, di tale Marianna Paris. La Paris era una borghese, una cantante. Nessuno approva questa relazione, dalla famiglia agli amici. La famiglia minaccia di togliergli il vitalizio, si fanno girare voci che la Paris lo tradisca, gli si presentano decine di minorenni dell’alta borghesia pronte a farsi trapanare gli orifizi.
Niente, Volta non cede, è innamorato. Qualsiasi altra cosa smette di avere importanza. La scienza, l’arte, la ricerca, il nome di famiglia, i soldi, tutto, Volta abbandona tutto, è pronto a perdere tutto, si focalizza sulla sua amata. Sull’essere felice con la donna che ama.

Poi però succede che un altro italiano, tale Luigi Galvani, se ne esce con l’esperimento sulla rana morta. La zampetta che si muove. La scoperta dell’elettricità biologica. Oggi pure mia nonna sa che nel corpo ci gira la corrente, ma all’epoca era una cosa da lasciare senza fiato, che cazzo è la corrente poi, e spappolarti il cervello. Una scoperta che supera i confini della comunità scientifica ed arriva fino al volgo, alle merde, generando nuove psicosi e istinti di paura (Frankenstein, anyone?). La notizia rimbalza per tutta Europa, davvero un pessimo periodo per essere una rana. E ovviamente la notizia giunge alle orecchie di Volta.

Volta va dalla sua amata Marianna e la caccia fuori di casa a calci nel culo. Si chiude in laboratorio, e dopo mesi e mesi di isolamento, ne esce con uno strano aggeggio in mano: il primo generatore statico di energia elettrica di sempre.

Napoleone rimarrà così entusiasta e meravigliato dalla scoperta da invitare Volta a Parigi per poter assistere di persona ad una presentazione della sua invenzione. Gli darà medaglie, il titolo di Conte, vitalizi, onorificenze e Dio solo sa la quantità di francesine col culo alto e la fregna depilata.

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Salve Napoleone, questa è la pila. E se ti sembra grossa dovresti vedere il mio cazzo

Quale è la morale di tutto ciò? Che forse la passione per la scienza è un po’ come quella per il metal. È una sensibilità, che o ce l’hai o non ce l’hai. È un qualcosa a cui siamo predestinati, è genetica. Riuscire a percepire la bellezza di certe cose è un qualcosa che non si impara, o ci arrivi o non ci arrivi. Crescendo tutti noi abbiamo avuto periodi in cui il metal è stato messo da parte, è stato trascurato, ci siamo rivolti verso altri lidi, forse lo abbiamo addirittura rinnegato. Ma alla fine torniamo sempre da lui, perché il metal è come la fregna, è il nostro destino dal quale non possiamo stare lontani. È una cosa fisica, di base, di ipotalamo, di sangue.

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