Taglio e messa in piega col nuovo pezzo degli Ufomammut

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Suvvia, chi di Lorsignori non ha mai avuto problemi con quella vetusta e umiliante pratica che è il periodico taglio dei capelli? Per quanto mi riguarda, il barbiere rappresenta un incubo ricorrente fin da quando ho memoria: ricordo di lotte all’ultimo sangue per tenere fermo il me stesso decenne sopra una poltrona foderata di scadente tessuto zebrato, mentre un signore baffuto tosava il tosabile tra le bestemmie (sue), gli insulti (miei) e le mazzate (di mia madre). La situazione non è andata migliorando col passare del tempo e l’odio verso l’intera categoria dei parrucchieri ha segnato gran parte della mia adolescenza. Infami tagliatori di ciuffi ribelli e speranze di rimorchio, nel Regno dei Cieli sarete tutti calvi!

Ancora oggi il trauma non sembra del tutto superato, motivo per cui preferisco lasciar crescere la fratta che ho sulla capoccia fin quando è possibile piuttosto che tornare sotto le malevole forbici dello sprovveduto di turno. Talvolta, però, le regole formali di determinate occasioni richiedono un compromesso che nel mondo del vero Manowarrior è inaccettabile ma in quello del fratello della sposa lo è un po’ meno. Ecco perché, dopo un pacatissimo invito da parte di chi comanda in famiglia (“O ti levi quella foresta o ti diseredo”), sono stato costretto dalle circostanze (il matrimonio di mia sorella, per l’appunto) a un taglio definitivo. È pleonastico aggiungere che ho vissuto tutta la vicenda più o meno come Peter Griffin dopo aver fatto l’esame della prostata.

Jerry Cantrell deve aver sperimentato uno shock simile, dato che la prima volta che l’ho visto appariva così…

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e la volta successiva, a distanza di pochi anni, appariva così…

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Probabilmente, nel frattempo, si era sposata pure sua sorella.

Se anche per voi le gite dal barbiere sono piacevoli come vuoti d’aria durante un volo transoceanico, il nuovo pezzo degli Ufomammut fa al caso vostro:

Basta un ascolto e non avrete più bisogno di preoccuparvi del look. Ci penserà lui. Vi pettinerà, facendo la riga da una parte ai tradizionalisti o la permanente ai più nostalgici. I pelati, minoranza adeguatamente rappresentata anche in redazione, potrebbero ritrovarsi con un’inaspettata chioma mustainiana, perché “Temple” suona heavy as a really heavy thing. Il brano è ancora più oscuro di quanto ci si potesse aspettare, una mastodontica e asfissiante colata di pece nerissima.

Il prossimo album dei maestri di Tortona s’intitola Ecate ed esce il 30 marzo via Neurot Recordings. Come di consueto, l’artwork scaturisce dalle tenebrose fucine di Malleus: i commenti, in questo caso, sono del tutto superflui.

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