Cupio dissolvi: BLIND GUARDIAN – Beyond The Red Mirror (Nuclear Blast)

Questo disco è una merda. Ho voluto togliermi subito il dente anche se questo incipit, oltre a non essere elegantissimo, non è neanche lontanamente esaustivo per spiegare quanto faccia schifo Beyond The Red Mirror. Avrei voluto utilizzare l’epitaffio, sublime, con cui Matteo Cortesi salutò l’uscita di Lulu anni fa:

esiste e non ci puoi fare un cazzo

ma i Blind Guardian del 2015 non meritano neanche un tale apice lirico: meritano solo insulti, bestemmie e abbondanti pallonate di merda in faccia. Beyond The Red Mirror fa talmente schifo che non si trovano le parole giuste per far comprendere davvero quanto faccia schifo. In confronto il precedente era un capolavoro e comunque non lasciava prevedere un tracollo improvviso del genere. Ci ho provato ad ascoltarlo fino allo sfinimento, a cercare sfumature nascoste e sottili rimandi, ci ho provato a convincermi che in realtà questo non fosse un pacco di maleodorante letame lasciato a fermentare sotto al mio letto; ma che meritasse un altro ascolto, e ancora un altro; ma più lo ascolto e peggio è; e mi sento Richard Benson quando, durante una puntata del suo programma tv, presentò Bananas dei Deep Purple dicendo “Mah, è un disco da riascoltare molte volte, è un po’ ostico, sicuramente con gli ascolti crescerà” per poi presentarsi nella puntata della settimana dopo bestemmiando e gridando “QUESTO DISCO E’ UNA MERDA! NON VALE UN CAZZO! E’ BUONO SOLO SE TE LO MANGI”, e quindi mangiarsi il booklet, in diretta. Fortunatamente ormai la musica la sento quasi sempre su Spotify quindi col cazzo che gli do pure la soddisfazione di farmi venire il mal di pancia a mangiare la loro odiosa copertina fantasy sbrilluccicante da bimbiminchia. Esiste e non ci puoi fare un cazzo, già, e vaglielo a spiegare che erano il mio gruppo preferito, e lo sono tuttora se consideriamo la loro discografia fino a un certo punto, mentre adesso sono finiti nel peggior modo in cui potevano finire: una caricatura di sé stessi, ma non dei migliori sé stessi, eh: perché la caricatura dei migliori Blind Guardian sono al massimo i Persuader, e i Persuader in confronto a questa scarica di diarrea di disco sono i Black Sabbath del periodo 1970-73; Beyond The Red Mirror è una caricatura dei peggiori Blind Guardian, o più precisamente la distorsione e degenerazione di quegli elementi pomposi e iper-corali introdotti con Nightfall In Middle-Earth e A Night At The Opera. Dischi che io adoro, sia chiaro, e su cui ho versato innumerevoli lagrime e che probabilmente a breve dovrò pure ricomprare da quanto li ho consumati. Però appunto Beyond The Red Mirror ne è una degenerazione, senza idee, senza spunti, senza passione, senza un cazzo di un cazzo di niente che non sia depressione e mancanza di voglia di lottare perché una vita che trasforma i Blind Guardian in un gruppo di merda è una vita che non merita di essere vissuta. 

il NULLA

il NULLA

Esempio. L’inizio di Ashes of Eternity è un plagio dell’inizio di Precious Jerusalem. Contestualizziamo la cosa: Precious Jerusalem è l’opener di ANATO, ed era a sua volta un plagio dell’inizio di Refuse/Resist, che come chiunque saprà è l’opener di Chaos AD dei Sepultura. Da dove devo cominciare a bestemmiare? Dal fatto che, porca puttana, se devi plagiare una tua canzone quantomeno plagia, che so, Welcome To Dying; o quantomeno non plagiare una canzone di apertura di un altro disco, che è impossibile che la gente non se la ricordi; o quantomeno non plagiare una canzone che già plagiava un’altra canzone, che peraltro TUTTI conoscono. Il singolo era pessimo, ma avevo fatto orecchie da mercante perché già era capitato con A Twist In The Myth che il singolo fosse la canzone di gran lunga peggiore del disco; qua invece non dico che sia la migliore (non esiste una canzone migliore perché fanno tutte schifo, ma i pochissimi spunti discreti di tutto l’album si trovano in Prophecies),  però c’è da dire che il singolo era solo una frociata happycore zumpappà trullallero zumpappà che ti dimenticavi dopo cinque secondi, mentre nell’album c’è roba ben peggiore. Verso la fine del disco ci sono degli esempi di come i Savatage abbiano fatto danni irreparabili in tutti quelli che non hanno il senso della misura e della decenza e pensano che buttarla sulla metal opera sia una buona idea. Sarebbe anche fuori luogo parlare dei Savatage però, perché qui il contesto è quello del symphonic metal degli anni 2000, quella roba indifendibile e totalmente contraria al comune senso del pudore come Epica, ultimi Nightwish e chissà che cazzo d’altro, roba che per l’appunto ascoltano solo i ragazzini, le ragazzine e quelli che vanno al concerto degli Slipknot nel 2015 pensando che siano la cosa più trasgressiva e cazzofiga della storia. Questo è l’ambito in cui si muovono i Blind Guardian adesso. Non c’è più magia, fiaba, crepuscolo, epica, mitopoiesi: solo magliette colorate a 25 euro della Nuclear Blast, loudness war, facce cattive da mettere in copertina su Metal Hammer Germany, e vaffanculo a tutti noi che su Somewhere Far Beyond abbiamo forgiato il nostro carattere, la nostra weltanschauung e la nostra sensibilità. Non c’è più niente. Esiste e non ci puoi fare un cazzo: è l’inanità della vita, la vacuità della nostra stessa esistenza: siamo soli, scagliati fuori in una fredda oscurità senza fine, senza appigli, senza riferimenti, senza certezze, senza nulla in nessuna direzione; le cose succedono, ci piovono addosso, e intanto i nostri simboli finiscono gettati nella polvere, banalizzati, fraintesi, calpestati da un inesorabile sprofondamento nella mediocrità, usati come oggetti di marketing in colossali tour da leggenda a supporto di dischi sempre più brutti e, ancora peggio, di rimasterizzazioni e rifacimenti di ciò che era talmente perfetto da non necessitare di nulla più. Il remake di The Bard’s Song – In The Forest grida ancora vendetta e forse è stato quello il momento preciso in cui avevamo capito che stava finendo tutto a puttane. In Beyond The Red Mirror la chiusura è affidata a Grand Parade, il cui titolo dice tutto: un climax orgiastico di orchestrazioni posticce, cori sfiatati e pretenziosissima grandeur in cui si ritrova un po’ di tutto quello che fa schifo nel metal europeo. Il peggior pezzo dei Blind Guardian di sempre. Ora lo scioglimento è un atto dovuto nei confronti di chi vi ha davvero amati; perché noi potremo pure non farci un cazzo, ma voi sì, voi potete porre fine a questa inutile e sadica agonia. Aspettiamo speranzosi. (barg)

48 commenti

  • Mah, io non vedo la cosa così tragica, con il passaggio alla Nuclear si sapeva che avrebbero tentato di venderti pure la loro madre con il logo Blind Guardian stampato in fronte. Inoltre la produzione dell’album ultra pompata e plasticosa è un’altra inivitabile conseguenza. La fine dell’estro creativo dopo quasi 30 anni di carriera era prevedibile, rimane qualche spunto decente nella ballad e nella Bonus track che non si capisce perchè sia la sesta traccia. Io preferisco accontentarmi di quello che è rimasto dei bardi e sperare in live con scalette decenti!

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  • I difetti che avete segnalato sicuramente esistono (avevo dei timori ben precisi quando seppi del passaggio alla NB, e sono stati tutti confermati), la produzione è discutibile, ma trovo che la facciate un po’ troppo tragica. L’album non è malaccio per me, la vera porcata che mi impedisce di comprarlo è il fatto che la bonus track contenuta solo nell’earbook iperlimitato a 40-50 euro è la chiusura della storia del concept…

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  • Vi seguo da tempo immemore (da quando Metal Shock era diretto dal Fuzz per capirci), ho continuato a farlo per anni eppure questa è la prima volta che vi scrivo.

    Barg, ti capisco: abbiamo un’età simile e siamo cresciuti più o meno con le stesse cose. Escludendo certo black metal in effetti abbiamo anche gusti abbastanza speculari per quanto possa aver notato nel tempo e si, è fuori discussione, comprendo perfettamente il tuo punto di vista per quanto – come il Sommo Richard – anche a me viene da pensare che il disco possa crescere con più ascolti (sto al 5°, già il fatto dopo mezzo ascolto non riesca a canticchiare anche le rullate di batteria depone male ma voglio essere fiducioso).

    Il punto è che, come sostenevo con un mio amico poche ore fa, io per almeno due anni della mia vita non sono stato un metallaro ma un “ascoltatore di Imaginations”. Seriamente, c’è stato un – lungo – periodo in cui ho ascoltato SOLO quel disco. I Blind sono stati, per decenni, il mio gruppo feticcio, qualcosa che poteva esistere soltanto nell’Empireo. Qualcosa di inarrivabile.

    Sono stati un gruppo che aveva “fame”, almeno fino ad ANATO e, pur con evidenti limiti tecnici rispetto a tanta altra gente, hanno scritto la colonna sonora della mia vita. Poi si sono adagiati.

    Lo so. ascolto ‘sta musica da più di vent’anni, dovrei essere “scafato” oramai eppure, con loro, non riesco a comportarmi diversamente dall’ipotetica tredicenne al concerto dei Take That.

    Il problema è soltanto uno: sono stati così tanto immensi (per me) che ormai possono fare davvero qualsiasi cosa – anche un fantomatico disco di scuregge – e continuerei ad ascoltarli se non altro per riconoscenza.

    Fermo restando che in “Oltre la porta di Cappuccetto Rosso” qualcosa di figo c’è. Affossato sotto tonnellate di suoni Nuclear Blast style e che, se i brani fossero più diretti e meno pachidermicamente pomposi, si salverebbe di più. Ma c’è.

    E mi basta, cazzarola.

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    • stima per te: penso di avere avuto anche io un ‘periodo-IFTOS’, fermo restando che quel periodo si ripropone ogni volta che sono sotto la doccia. il tuo discorso è identico a quello che facevo io per il precedente disco, il problema è che qui non trovo neanche quelle piccolissime briciole di ispirazione a cui attaccarmi. il testo di ‘iftos’ (il pezzo) peraltro si collega benissimo a questa progressiva desacralizzazione dei BG…

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      • Eppure ti dico Robè io, da brava fighetta isterica quale sono, mi sono ostinato a dar loro una chance: l’ho ascoltato e riascoltato in ogni forma (a casa col vinile ed i testi sottomano, in palestra sull’ipod, in macchina) e ti dico che se pensiamo si tratti di un concept quindi con della musica che deve essere “alta” ed accompagnare una storia il disco cresce davvero tantissimo. E’ ostico, non lo metto in dubbio, i pezzi iniziano ad entrarti in testa dopo il 15° ascolto e non dopo il 1° come è stato fino a qualche anno fa ma ci entrano e non se ne vanno.

        Per me può tranquillamente dirsi migliore di A Twist In The Myth ed in larga parte anche di At The Edge Of Time (Valkyries non la reggo, Ride Into Obsession idem) poi che non scriveranno mai più “The Last Candle” lo so bene e mi accontento ed in fondo il mondo è bello anche perché ognuno di noi ha i propri gusti.

        La cosa su cui sono d’accordo con te è relativa all’aspetto lirico: sembra quasi che il concept non sia stato sviluppato bene perché qualcuno (Blastaggio Nucleare? Nuculare? Si dice NUCULARE?) abbia imbruttito ad Hansi sostenendo che quella doveva lasciarla sul vago perché poi ti immagini che figata far spendere ai fan sborrantamila euri per avere la versione in cui spieghi tutte le chiavi di lettura e blablabla?

        Però confermo: non il loro migliore disco ma qualcosa che a me è piaciuta molto più rispetto a quanto uscito dopo ANATO.

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  • Ma, quindi, è roba da buttarsi dal bastione di Cagliari con la mia cassettina registrata di Somewhere Far Beyond and Other Stories (così l’avevo intitolata, con il meglio degli anni ottanta e inizio 90 dei Blind e la copertina di might & magic 3 di un vecchio games machine) nelle orecchie? Eh no, cazzo….loro no! NO! (e questa frase continuo a ripeterla dopo aver ascoltato l’infame triplo disco di remixaggi che hanno avuto il coraggio di fare!)

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  • Per quanto io non sia così catastrofico, questo è decisamente un dischetto mediocre in cui la noia la fa da padrona. Le orchestrazione sono eccessive e gli spunti veramente interessanti mancano. Si salvano solo “The Holy Grail” (probabilmente l’unico pezzo degno dei BG) e la ballata finale. Tutto il resto è noia
    E questo dai Blind Guardian, il primo gruppo metal che ho cominciato ad ascoltare, non riesco a mandarlo giù

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  • Io non ascolto più power metal da tempo, e meno male devo dire, perché dopo Nightfall c’è la morte. Mi dispiace per i fratelli che ancora credevano.

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  • Non avendo più speranze da tempo ho aperto questa recensione solo per guardare Gmork

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  • Lo sto ascoltando ora su Spotify, anche se non sono un fan, per provare a capire. In effetti è orribile.

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  • recensione che sottoscrivo in pieno. rimetto su somewhere far beyond (comprato a un prezzo esorbitante import, nel 1995) tra mille bestemmie.

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  • Volevo leggere e commentare ma il tutto si e’ fermato a “welcome to dying”.
    ogni volta che sento pronunciare le parole WELCOME TO DYING mi si blocca il cervello, e parto a cantarla per due giorni, in qualsiasi momento e contesto.

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  • Il solito parlare da TRVE. Se una cosa non è fatta di 2 riff, batteria fatta di bidoni del secco e produzione (produzione? Quale produzione? Microfonino in presa diretta in cantina!) alla cazzo di tricheco non è TRVE. Se uno segue una band per decenni e non inizia a tirargli addosso una vagonata di merda non appena sente che una singola nota a suo dire non corrisponde al canone (quello descritto sopra), non è TRVE. Se un gruppo venuto fuori dal buco del culo di un posto sperduto, che ha suonato dei demo con strumenti giocattolo della Clementoni, passa a una major dopo aver calcato i palchi della Patagonia e si gode un pelino la fama, non è TRVE. Beh, menomale. Chi si definisce TRVE è talmente impegnato a screditare il resto da diventare una parodia di quello contro cui si scaglia. Per inciso, io aborro le svolte commerciali. Ma partire con insulti a raffica contro i BLIND GUARDIAN quando quel monumento all’autocelebrazione che sono i METALLICA fa ancora scucire 80 EURO ai furbi TRVE per sentire sempre la stessa scaletta (penso che i ‘Tallica ormai dormano sul palco mentre suonano…) per me è voglia di inveire a caso contro il primo disco che entra nel lettore. Anzi, manco quello: i TRVE non comprano, non collezionano. Ostentano come reliquia le cassette senza più nastro già piratate all’epoca, e adesso si strafogano di Spotofy. È così che si assapora un album. Probabilmente se non riuscite a sentire gli echi del passato sotto alle sovrincisioni è perché avete scordato come si ascolta un vero CD.

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    • Alex, sei un mito!

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    • secondo me non hai compreso cosa ha imbestialito il recensore, che potrebbe essere sintetizzato molto imprecisamente con il concetto di “attitudine”. A me sembra chiaro, almeno da quando nel pezzo si tirano in ballo i Savatage per poi correggere il tiro immediatamente dopo citando in modo più pertinente gli Epica o gli ultimi Nightwish. Questi ultimi due non sono metal, poi se a qualcuno piace o no che problema c’è? Personalmente non è per i miei gusti, le storielle di elfi, draghi, graal e principesse su sto pisello dopo i 18 anni sono diventate indigeribili e ridicole

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      • Anch’io sto parlando di attitudine… mettendomi di fronte al fatto che nel tempo possa ampliarsi e modificarsi (come in questo caso), o cambiare del tutto (Anthrax, Halford). Le sterzate troppo brusche sono senz’altro rischiose e in rari casi elevano. Ma un’espansione è un’altra cosa. Restando entro i limiti di questo disco secondo me la loro anima tirata e grezza c’è ancora. È solo seppellita da tonnellate di altra roba. Ma se metti uno a caso dei brani in mezzo a 100 pezzi senti che sono loro. È questo che conta. Può piacere come no. Ma bollare come una merda pretendendo che sia un assunto è un poco da presuntuosi, tutto qui. E definire alcuni gruppi non metal solo perché sono morbidi (come gli Amaranthe) è altresi ‘pericoloso’: sono stato sotto il palco di due su tre, e ti assicuro che a parte qualche emo non c’erano né jazzisti né tantomeno poppari o discotecari.

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      • quindi ti piacciono gli amaranthe, sei stato sotto al palco dei nightwish, consideri questa roba ‘metal’ e secondo te sotto al palco di questi ultimi ci sono veri metallari. tutto torna, come scrivevo nella recensione: è questo l’ambito in cui si muovono i BG odierni, è questo il pubblico che impara a memoria le loro nuove canzoni. il tuo primo commento non c’entrava nulla con la mia recensione, e difatti non avrei risposto, perché di solito non rispondo. però ecco, alla fine mi hai dato ragione: questa è musica che ascolta gente molto giovane d’età e che va orgogliosamente sotto al palco di nightwish, amaranthe e roba del genere. a quel punto bastava scrivere ‘non sono d’accordo’, invece di tacciarmi di ‘truismo’: proprio a me, che ho dovuto raccogliere le forze per scrivere una stroncatura del mio gruppo preferito da vent’anni a questa parte. che tu non sia d’accordo ci sta (anche se, piacendoti gli amaranthe, implicitamente mi dai ragione), però accusarmi di malafede e ristrettezza mentale -proprio in QUESTA recensione di QUESTO gruppo- è sbagliato, scorretto e pure irrispettoso, perdonami.

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    • Alex, a volte un disco è semplicemente pessimo. Come in questo caso.

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    • Scusa, ma uscire dai canoni e scrivere delle canzoni mediocre non sono due concetti che si escludono a vicenda. I Blind Guardian hanno fatto un po’ di entrambe le cose con questo disco e il problema è che i pezzi sono mediocri, non che hanno ampliato il loro stile! Uno stile nuovo (o ampliato) può piacere o meno, ma non è negativo o positivo di per sè…sono le canzoni mediocri ad essere negative!

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  • Concordo con Alex! !

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  • scusate ma chi sono gli amaranthe?

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  • però lei se la metti a pecorone secondo me merita

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  • Sono al millesimo ascolto. ORA concordo con chi ha detto che è la cosa migliore uscita dopo ANATO. Ai primi ascolti era il caos totale, sentivo solo dissonanze, roboanti orchestre vuote e cori messi lì a caso. La mia prima reazione al singolo è stata “non ci ho capito una sega”, e mi pareva che frederik fosse caduto sulla batteria sul finale.
    Ora ne sento un pezzo, diciamo The Throne, e mi chiedo come ho fatto a non sentire prima la sua melodia, come faceva a sembrarmi “caos” o, peggio, “nulla”. The Throne, ora, è ottima. Quasi quasi ci sento un retrogusto ’95.
    In nome dell’amore del recensore per i bardi, lo imploro di dare a questo lavoro qualche altra chance.

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    • E’ esattamente la stessa cosa che intendevo io poco sopra!

      Daje Bargò, non disperare… Giuro: abitiamo pure vicini (se mi sono fatto bene due conti) sono dispostissimo pure ad ospitarti con amatriciana del demonio annessa.

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      • Concordo. The Throne, The Holy Grail, Distant Memories e Prophecies sono ottime canzoni – certo non a livello di Journey Through the Dark ma almeno dignitose. Il fatto è che lo sappiamo: da ANATO in poi non hanno fatto che aumentare a profusione gli arrangiamenti, le parti orchestrali, hanno allungato e complicato le canzoni. E credo che abbiano fatto bene: un pezzo “nuovo” come Wheel of Time era infinitamente meglio di un pezzo “vecchio stile” come A voice in the dark. Questa volta, per l’ennesima volta, hanno sbroccato e pisciato fuori dal vaso, con Hansi che insiste a cantare a livelli ben oltre la sua portata (lo aspetto dal vivo quando me le farà tutte due ottave sotto). Quindi sono d’accordo con la stroncatura, ma senza i suoi toni tragici: lo vedo come un declino pieno di roboanti orchestrazioni e cori che era iniziato da ANATO (che ripeto: a me, contrariamente al resto del mondo, ha fatto cagare). In ogni caso, sempre meglio dei Rhapsody.

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  • sergente kabukiman

    sti amaranthe m’erano sfuggiti e per curiosità ho visto il video..mi sono auto-rovinato il mese di febbraio

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  • Vorrei dire solo due cose sull’album. La prima riguarda l’atteggiamento della Nuclear Blast che non condivido ASSOLUTAMENTE. Alla base Beyond the red mirror è un concept album di 12 pezzi. Ora si trova in giro l’album con la copertina blu con 10 pezzi, quello con la copertina rossa con 11 e quello con 12 è l’edizione mediabook a 40 euro (+spese postali che si puo’ comprare solo sul sito della label). Ed è un peccato perché l’ultimo titolo “doom” chiude la storia e ne apre un’altra. A forza di cercare se vi interessa si puo’ trovare su amazon canadese l’edizione japponese a poco più di 9 euro e circa 9 euro di spese postali, edizione limitata a 2 cd con le 12 canzoni più 2 titoli bonus live (gli stessi del singolo Twilight of the gods).
    Seconda cosa è che ascolto l’album da due settimane (in cd con delle buone cuffie, non auricolari) e dopo un primo momento di incomprensione trovo questo album veramente bello. Più completo di A night at the opera e migliore di At The Edge Of Time. Va ascoltato parecchie volte e cresce ascolto dopo ascolto. Buone le orchestrazioni, le composizioni, i testi, il tutto insomma.
    Certo il gruppo non rivoluziona il suo stile e l’impronta si riconosce subito, ma senza dubbio ha fatto ancora un passo avanti nella composizione. Parere ovviamente personale, ma ripeto che va ascoltato diverse volte, meglio se in cd. (A volte gli mp3 a cui danno accesso le label non sono il massimo come “qualità”, a volte sono inascoltabili per via del “voiceover”, una vocina che ripete spesso durante l’ascolto “state ascoltando il nuovo disco del gruppo tal dei tali edito dalla casa discografica tal dei tali”. A volte ancora gli mp3 che si trovano in linea in modo non proprio ufficiale non sono di buona qualità).
    Ciao !

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  • Oh insomma, la domanda fondamentale qua è un’altra. Il 6 maggio andiamo all’Atlantico o lasciamo perdere?

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