ORDEN OGAN – Ravenhead (AFM)

orden ogan ravenhead coverScoprii gli Orden Ogan perché in un pezzo ci suonava Thomen Stauch (ex Blind Guardian), ci sono rimasto sotto grazie a un paio di pezzi della madonna su Easton Hope (precisamente We Are Pirates e The Black Heart) e poi, col successivo album To The End – e relativo tour, i tedeschi sono diventati per me uno dei punti fermi del power metal degli anni ’10. Contemporaneamente molti sembrano aver compiuto grossomodo il mio stesso percorso, e così questo Ravenhead esce sul mercato accompagnato da una discreta attesa di pubblico.

Del singolo F.E.V.E.R. avevamo già parlato come di un tipico pezzo degli Orden Ogan, senza scossoni o novità di sorta; il disco intero segue quella stessa logica, non scostandosi di un millimetro dalle coordinate dei precedenti. Trattasi di purissimo power metal tedesco con le radici saldamente innestate nei gruppi usciti fuori dall’esplosione power di fine anni novanta, laddove questi ultimi gruppi traevano la loro ispirazione, al contrario, nell’heavy/speed/power di fine anni ottanta. La caratteristica principale degli Orden Ogan è quindi il contrasto tra la spiccatissima vena melodica e l’aggressività delle parti ritmiche; una specie di Imaginations From The Other Side ancora più melodico e forse più roccioso: prendete con le molle il paragone, che però non si ferma alla copertina di Andreas Marschall ma è ispirato soprattutto dal senso di melanconia e dall’atmosfera oscura che pervadono gli Orden Ogan anche nei momenti più veloci e pomposi. 

dave mustaine orden ogan

la discreta attesa di pubblico di cui sopra

In Ravenhead c’è dunque tutto quello che ci si poteva ragionevolmente aspettare dal nuovo disco degli Orden Ogan: cori da cantare al prossimo concerto, strofe per scapocciare, assoloni per l’air guitar, parti epiche su cui fare i cazzoni eccetera. Il singolo non può definirsi come il pezzo migliore del disco semplicemente perché il disco non ha né particolari cali di tono né particolari picchi; l’unica novità vera e propria consiste nelle partecipazioni alla voce di Chris Boltendahl (Grave Digger) e Joacim Cans (Hammerfall) in due pezzi. Ecco, se dovessimo proprio trovare una canzone da estrapolare allora sceglierei il pezzo con Cans, Sorrow Is Your Tale, melodica, sofferta e cadenzata, con un ritornello grandioso e sofferente e un climax da manuale del metallo tetesco dopo l’assolo. Speriamo che la suonino dal vivo, perché noi faremo di tutto per esserci anche questa volta. (barg)

9 commenti

Lascia un commento