Il disco più venduto degli ultimi venticinque anni: Metallica (Elektra, 1991)

Metallica 1991

La notizia nuda e cruda è di qualche mese fa: l’omonimo dei Metallica, il cosiddetto black album, è il disco più venduto degli ultimi venticinque anni. Non in ambito metal, né sotto altre categorie ma proprio in assoluto, entra nella stessa classifica in cui da sempre troviamo cose tipo Thriller di Michael Jackson, Dark Side Of The Moon e questi titoli che di solito trovi in casa della gente che ha venti dischi in totale. Da un certo punto di vista non dovrebbe stupire, essendo l’album in questione da sempre etichettato come il disco metal commerciale per eccellenza. ‘Commerciale’: termine odioso e di difficile definizione che forse in questo album trova la sua corrispondenza massima. Metallica è il disco di cui moltissimi ancora oggi amano parlare male, oggetto di lunghissimi dibattiti tra fautori e detrattori; ricordo all’epoca firme prestigiose intrecciare dispute in puro stile Spinal Tap su quale fosse il migliore album dalla copertina nera della storia. Io, come chiunque ami il genere, ho ovviamente un opinione in merito, opinione che è cambiata circa un milione di volte.

Metallica è stato in qualche maniera il disco del mio primo approccio col metallo, è uscito che avevo quattordici anni e da lì a poco avrei ricevuto il mio battesimo del fuoco. Dal punto di vista meramente cronologico è quindi l’album della mia introduzione al metal, un punto di accesso eccellente che mi vide poi volgergli le spalle molto rapidamente non appena scoperti i vecchi album, atteggiamento talebano tipico dei pischelli infoiati che non capiscono un cazzo ma sentenziano su tutto. Riascoltandolo oggi il black album è un gran disco, il confronto con i predecessori è difficilissimo ma ci sono ancora i pezzi (tanti), c’è ancora l’ispirazione e c’è ancora una heaviness molto particolare. Al netto di tutto, credo che il suo difetto principale sia lo stesso della maggior parte degli album degli anni 90: è troppo lungo. L’esplosione del formato cd, con la sua maggiore disponibilità di minutaggio, sembrava imporre circa 15/20 venti minuti extra ad ogni album. Questa scelta teoricamente ‘di popolo’ (dare più musica agli ascoltatori) è stata in realtà spesso la rovina di altri potenziali classicissimi, annacquando in una lunghezza eccessiva anche altri mega lavori dell’epoca (Superunknown, per dirne uno grosso). Se il black album avesse avuto solo 8 pezzi e una durata di circa 40 minuti, l’opinione generale su di esso sarebbe estremamente diversa. Credo se ne parlerebbe oggi come il capolavoro controverso (e, certo, commerciale) ma non come lo scandalo che a molti piace dipingere. Che il problema sia la durata mi sa poi che lo sanno anche i Metallica stessi: durante il tour celebrativo del ventennale dell’uscita l’hanno suonato per intero sì, però al contrario. La scelta non stupisce, il climax infatti sta quasi tutto nella prima parte, da un certo punto in poi ci sono troppi cali di tensione e tracce da skippare per la dimensione live. Questo per dire è un problema che con Kill’em All non si porrebbe perché lì l’ultima è Metal Militia, la penultima è Seek & Destroy, quella prima No Remorse e quella ancora prima Phantom Lord

Black AlbumA prescindere dal valore intrinseco, si tratta però di un album cardine nella storia del metallo, non solo per i numeri in sé ma per l’aver reso il metal per un breve periodo un genere mainstream. In questo senso, i danni che ha fatto sono innumerevoli. Prima vittima del successo è stata la band stessa: le vendite stratosferiche, lo status di superstar raggiunto e il conseguente tour infinito hanno lasciato il gruppo svuotato da qualsiasi tipo di creatività e si può dire che da lì in avanti (20 anni e rotti) non ne abbiano poi più azzeccata una. Da entità inattaccabile (anche il look avevano perfetto) sono poi divenuti una band come tutte le altre. Il danno vero però è stato lo sdoganare il metal presso il più generico pubblico rock con la conseguente entrata di personaggi discutibili in un bacino d’utenza usualmente ristretto agli adoratori del culto. Perché noi metallari avremo i nostri difetti, però siamo gente che ci crede un botto e finire in mezzo a una moda è qualcosa che non ci piace granché.

Ricordo una festa liceale in cui un tizio di nome Igino, super-pariolino, griffatissimo Ralph Lauren con dei bei boccoli biondi, per amicizzarmi cominciò a magnificare le lodi del disco nero e a raccontarmi di come lui fosse true al punto di andare a dormire scapocciando sul cuscino sulle note di Enter Sandman. Ecco, qui non ci siamo. Se ancora oggi trovo difficile sapere a cosa mi piace essere accomunato, di sicuro so a cosa NON mi piace essere associato. Non voglio essere associato a ‘sti personaggi. Non voglio essere parte del mondo dei belli, ricchi e felici. Ci sono tanti modi in cui puoi provare ad essere fico a questo mondo e quello dei finti Briatore non è proprio il mio (I know I don’t belong direbbero i Saint Vitus). Quel giorno, causa Igino, ho cominciato a osservare da un nuovo punto di vista le cose che mi appassionavano ponendo sempre maggiore attenzione al pubblico di riferimento. Ancora oggi se quest’ultimo è impresentabile io tendo a tirarmene fuori. E’ un metodo che utilizzo tuttora e si può adattare ad un sacco di cose che vanno anche ben oltre la musica, per me funziona nella scelta delle scarpe da comprare fino a decidere a chi dare il mio voto. Purtroppo una delle altre categorie che trovo insopportabili sono proprio i fan terminali dei Metallica, per molti versi l’equivalente heavy del pubblico di Vasco Rossi, gente che o ha vissuto nel frigo per gli ultimi vent’anni o il cui ardore odierno è davvero poco comprensibile. Perché i primi album sono giganteschi e non si discute ma bisogna anche saper riconoscere quando il giochino si è rotto. Insomma, viva il black album ma se non fosse mai uscito forse oggi, per noi metallari, il mondo sarebbe un posto un pochino migliore.

41 commenti

  • Se non fosse mai uscito, tu, probabilmente come molti ,non saresti diventato metallaro, o meglio, non avresti trovato questa porta di ingresso al mondo del metal… quindi come la mettiamo…?

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    • ma io infatti sono a favore del black album. il problema oggi e’ che secondo me mancano proprio buoni album ‘d’entrata’ per i pischelli che si avvicinano a questa musica. non si puo’ pensare che i primi approcci possano essere direttamente con gli high on fire (per dire un nome a caso).

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      • mastodon e red fang oggi coprono un pochino questo spazio ma con minore visibilita’ e accessibilita’.

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      • Infatti per me il successo mainstream dei Mastodon costituisce un vero mistero, non perché non siano un buon gruppo ma perché la loro proposta non è facilmente accessibile e il botto vero lo fecero proprio con dischi complessi come ‘Blood Mountain’ più che con un lavoro ‘commerciale’ come ‘The Hunter’.

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      • Leviathan e Blood Mountain in realtà fecero il botto con ascoltatori già smaliziati e comunque non novellini. Il problema dei Mastodon (in realtà fortunatamente non è una cosa in cui hanno colpe) è che la loro esplosione è coincisa con l’interesse hipster per le correnti metal più o meno post/sludge/psych (e la cosa in misura minore si applica infatti pure ai Red Fang).

        Comunque i “gruppi d’ingresso” ci sono ancora ora, il problema è che per parecchi (troppi) giovani sono quelli ascrivibili all’ondata djent e similari. Non oso immaginare gli effetti a lungo termine di questo scenario.

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      • I gruppi di ingresso ci sono ancora, certo, ma è dai tempi degli Slipknot che non ne viene fuori uno così grosso e, perché no, ‘trasversale’ e questo, secondo me, è un grave problema: chi sarà headliner al Wacken tra 15 anni? I Volbeat?

        A me l’interesse del pubblico indie per le derive ‘postqualcosa’ del metal non spiace perché è un fattore che ha contribuito a mantenere la nostra scena “rilevante”, allargando il pubblico di certe band al di fuori del circuito metal tradizionale, il che era pure abbastanza naturale dati i confini stilistici molto labili tra band come Pelican e Russian Circles e il post rock tout-court. Io sono contentissimo che ai concerti dei Red Fang, invece che i soliti 50 fattoni, ci siano 400 persone miste tra metallari, punk, indiboi e ascoltatori di Virgin Radio.

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      • Bez La Grellia

        Ciccio incornicio pure le virgole di quest’ultimo commento

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  • Ci ho litigato a lungo con il Black Album. Poi ho capito una cosa, togli i due lenti (insopportabili) ed otterrai un disco dei Misfits prodotto meglio.

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  • Ricordo benissimo quando usci il black album: gli 80 erano finiti da poco, i Metallica dovevano farci capire cosa sarebbe successo dopo “…and justice” e quindi c’era molta attesa. Ero giovane, ma quanto ad ascolto metal avevo già la mia esperienza. Per quanto mi riguarda acquistai il disco appena arrivato al negozio, lo ascoltai molte volte, subito me lo feci piacere, ma dopo pochi giorni mi resi conto che era UNA NOIA MORTALE. Va bene “Enter Sandman”, va bene “Of horse and men”, ma sinceramente l’heavy metal è fatto di cose molto più interessanti. Ricordo che lo rivendetti per poche lire ad un amico e non lo riascoltai mai più. Per me non significò molto, anzi in quel momento compresi che i Metallica erano un gruppo non in grado di sostenere il lungo periodo e che stavano derivando verso un ibrido poco convincente dal punto di vista musicale.
    Non mi stupisce che sia un disco molto venduto e bisogna dare atto ai 4 ragazzi di aver saputo parlare a platee molto ampie, ma questo non ha nulla a che vedere con la qualità intrinseca della musica dentro all’album. Il successo del disco dipese infatti anche da altri fattori, per esempio il fatto di uscire proprio in quel particolare momento di incertezza in cui il metal classico si trovava all’inizio dei 90, la grande aspettativa, lo stato di “brand” facile che il nome Metallica aveva, soprattutto fra il pubblico giovane, etc. Poi certamente c’erano anche dei meriti, ma più dal lato spettacolare che non sostanziale. Mi rendo conto che per molti può essere stata la porta di ingresso per il metal e che quindi molti siano affezionati a questo disco, e lo rispetto, ma questo non è un dato molto significativo: quelle stesse persone, anche in mancanza del black album, avrebbero potuto avere ugualmente il loro battesimo del fuoco ascoltando altre opere.
    Per fortuna nello stesso periodo noi giovani metallari avevamo molte altre proposte, sia tradizionali che innovative, da poter seguire e quindi per me il problema “black album” fu presto archiviato.

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  • Molti si sono avvicinati al metal col black album, e la maggior parte di questi avrebbe fatto meglio a non avvicinarsene! Biogna anche vedere che tipo di persone ha raggiunto questo album, che cosa poi queste persone hanno scoperto oltre a questo album.
    C’è chi questo album non l’ha mai ascoltato o comuque solo parzialmente ma vive felicemente da metallaro non sentendone affatto la mancanza.

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    • Seguace di Vindsval

      In effetti, parlando con pochi altri “compagni d’orecchio”, ho sempre riscontrato una certa vergogna nel confessare quale fu l’album d’entrata nel metal, che io trovo incomprensibile perché la cosa più importante è appunto la scoperta di un mondo più viscerale, più spirituale, più consono con un senso di rabbia, vuoto, angoscia, ecc, e quali strade poi sono state battute a partire da lì. Immaginate le centinaia di adolescenti che nella provincia italiana, negli anni 90, senza internet, senza le dritte di qualcuno più grande era alla ricerca di qualcosa di meglio dopo ore di televisione in cui di musica c’era solo mtv e tmc (e magari fosse stata l’mtv che veniva trasmessa in america). Ai miei tempi e nella zona dove sto io, si entrava nel “metal” (considerando il termine in modo molto largo) con i Nirvana, con i Metallica, con Marylin Manson o con gli Iron Maiden. Io sono quasi sempre arrivato in ritardo sulle cose nel corso della vita, e sono entrato nel metal con gli Slipknot. Da allora ho fatto in tempo a recuperare le basi, conoscere la storia dei generi, farmi un gusto personale e aprirmi a una determinata ricerca musicale, ma ricorderò sempre con una lacrimuccia quando su mtv alle due di notte vidi passare per la prima volta il video di wait and bleed.

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      • Gli Slipknot sono stati l’ultimo grande “gruppo di ingresso”. Non sono mai stato un loro fan (quando uscirono avevo già 18 anni) e fatico ad ascoltare per intero persino il loro esordio ma sono convinto che non siano pochi gli adolescenti che, partiti subito da un suono così estremo e cruento, sono passati grazie a loro al death metal.

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      • Seguace di Vindsval

        Esatto, la storia andò proprio così. Provo a dire un gruppo di entrata dei prossimi anni: Black Crown Initiate.

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  • Per me il Black album non è un album di facile ascolto per chi non ha comunque orecchie allenate ad un certo tipo di musica! Mia mamma o mia sorella non sarebbero di sicuro diventate metallare per aver avere ascoltato il Black album!
    La verità è che, semplicemente, è un disco eccezionale….
    Io ai tempi avevo 18 anni, e probabilmente i gruppi e i dischi che ascolti a quell’età te li porti dietro per sempre…però mi ricordo di averlo ascoltato per anni…

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  • Dico la mia… ben vengano dischi come il black album rispetto alla montagna di merda che viene partorita oggi. sarà anche un discorso da vecchio coglione, ma per le mie orecchie certa roba djent, post o avantgarde mi fa portare la mano alla luger (ho sentito il nuovo pezzo dei solefald e non sono riuscito ad arrivare al primo minuto, giuro). Vero che la contaminazione porta solo bene, ma probailmente ben poco di quanto esce oggi con l’etichetta di “innovativo” fa per me. De gustibus…
    Gruppi di ingresso: aribenvengano i metallica, perchè almeno chi ha avuto la possibilità di avvicinarsi al metal partendo da loro è riuscito a farsi una cultura musicale della musica pesante che parte dalle basi, dall’hard rock, alla nwobhm e poi al thrash. Cosa ne può pensare un pischello che si avvicina al metal con i fleshgod apocalypse? che tutto ciò che va sotto ai 320 bpm fa cagare? Per come la vedo io, la rovina di questo genere è l’eccessiva tassonomia: di musica metal commerciale, ma allo stesso tempo ben fatta ce n’è eccome: non mi vergogno di tenere vicini tanto hey stoopid quanto blood fire death, mi piacciono entrambi e non devo dare/darmi giustificazioni di nulla.

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  • davvero ce ne fossero di black album, altro che cazzi. Anche per me è stato l’ingresso. Quando all’epoca (anni 90) ascoltavo i nuovi dischi di U2, Nirvana, Pearl Jam pensavo che ogni quattordicenne nella sua epoca avrebbe avuto uscite discografiche di questo valore, con cui entrare a contatto con la musica “pesante”. Andavo a scuola con il black-album nel walkman e scapocciavo quando partiva lo stacco di wherever i may roam…. Vedendo quanta merda esce però al giorno d’oggi, mi ritengo fortunato. D’altra parte è tutto in linea con la mia idea di una civiltà europea che va a puttane, in cui la musica di merda è la colonna sonora di una patria ridotta ad un letamaio. Oggi con cosa scapocciano i bocia? possono scegliere tra gruppetti tipo amon amarth e children of bodom o i rapper tatuati “nigger-wannabe” nati con i reality.

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  • sergente kabukiman

    disco con qualche canzone carina(quel paraculo di bob rock c’è andato con la mano pesante), ma sono forse l’unico al mondo che reputa i metallica post-kill ‘em all noiosi. seriamente dischi come ride,master e and justice mi fanno proprio venire sonno

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  • La mia canzone d’entrata fu Jump dei Van Halen, furono criticati per 1984 ma intanto sono qui. Se un album ‘commerciale’ da’ la possibilita’ di entrare in una nuova dimensione musicale ben venga, poi sta a te ‘imparare’.
    Per quel che riguarda i Metallica son stato un fan sfegatato da sempre, il Black Album e’ un gran disco ma… anche l’ultimo dei Metallica. Il successo li ha rovinati e ora sembrano vecchi coglioni che cercano di fare i ragazzini suonando Master etc, han perso credibilita’. Pazienza.
    Ma il disco non si discute, forse lungo d’accordo, ma pur sempre un gran disco

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  • Un capolavoro come i 4 precedenti.

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