BLOODBOUND – Stormborn (AFM Records)

Quest’anno pareva proprio non ci fosse nulla di decente da ascoltare. Infatti pure per la classica playlist di fine anno dei dischi migliori di questo 2014 del cavolo realmente non so cosa scrivere. Boh. Magari ho dei gusti di merda io (probabile). Però, da quel che mi pare di capire, pure il resto della redazione pare avere lo stesso imbarazzo, il che, tutto sommato, mi rincuora un pochino circa la (mancata) bontà di quanto uscito questi mesi. Cioè, non è che ho avuto un incubo infinito io ma proprio non c’è stata trippa per gatti.

Poi ad un certo punto m’imbatto nell’ultima uscita di questo simpatico sestetto di svedesotti a nome Bloodbound, qui sotto rappresentato nel tipico imbrunire dell’inverno svedese (poi dici che la gente si suicida da quelle parti):

Che brutte facce, vè? Il classico stereotipo del metallaro brutto e sfigato è confermato ancora una volta (a proposito, quanti di voi su facebook hanno avuto la sventura di vedere la foto della redazione di Metal Skunk quasi al completo pubblicata sulla nostra pagina? Madò, che gente. E meno male che Bargone s’intravede appena, che sennò poveri voi davvero) ma voialtri giudichereste un libro dalla copertina? Eh?

Io sì, per dire. Difatti non volevo ascoltarli manco per il cazzo. Il cantante, poi, con quel cazzo di scaldotto da citrullo in testa. Però mi son detto che, non essendo uscito nulla, in playlist qualcosa la devo mettere. Questi hanno appena sfornato un disco che si chiama, affatto scontatamente, Stormborn; vuoi che non ci stia bene con quella sorta di titolo?

Dopo qualche ascolto devo ammettere che non ci starebbe male in effetti, e non perché prima non è uscito nulla di che ma piuttosto perché ‘sto disco è assai piacevole. Non un capolavoro immortale ma scorre bene. Power metal ben suonato, ben scritto, ben prodotto; la copertina è inguardabile come da copione e tutto fila liscio come deve filare. Forse la prima traccia (dopo l’immancabile intro) è un po’ deboluccia, principalmente per le strofe cantate in falsetto alla Halford, dove il cantante (che comunque ha un timbro vocale straordinariamente simile a Tobias Sammet – ed in effetti mi sta un po’ sul cazzo, non a caso), non convince proprio. Il resto dei pezzi è un buon alternarsi di canzoni più veloci, tipo Iron Throne, Blood Of My Blood e Nightmares From The Grave e altre più cadenzate e corali come Made Of Steel e When The Kingdom Will Fall, con tutto quello che rimane preso in mezzo.

Insomma, fossi in voi, se non sapete che ascoltare, se apprezzate il genere, se vi piacciono gli svedesi metallari oppure anche no, un ascolto a questo Stormborn lo darei. Se poi non vi garba, potete sempre mettere il cd nella calza della Befana al posto del carbone per quel coglioncello di vostro nipote, così finisce che diventa un metallaro brutto e sfigato pure lui, che poi è quello che si merita per essere così stronzetto. (Cesare Carrozzi)

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