Signori, questo è il primo pezzo degli AT THE GATES in 19 anni

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Il respiro trattenuto nel lunghissimo secondo che il browser impiega a caricare la title-track, appena data in pasto alla rete, di quell’At war with reality che credo sia più o meno a furor di popolo il disco più atteso del 2014. Mi rivedo quattordicenne a tenere il fiato allo stesso modo mentre un coro di fratacchioni apre The X Factor degli Iron Maiden. La stessa sublime tensione. Sono passati quasi due decenni ma le emozioni sono sempre quelle.

È come essere tornati a casa dopo un lungo viaggio“, mi fa Charles via internet mentre io, appena tornato da lavoro, interrompo qualsiasi cosa stessi facendo per ascoltare la canzone e poi tentare di scriverci qualcosa di sensato sopra. Il che è dannatamente difficile, considerando le complicatissime traiettorie emotive che mi hanno sempre collegato a questa colossale band. Diciamo che il pezzo non è miracoloso ma si fa ascoltare. È bello, azzarderei. Sono più gli At The Gates cupi e storti e di With fear I kiss the burning darkness che quelli laceranti e chirurgici di Slaughter of the soul, dal quale sono passati, è il caso di ribadirlo, diciannove stramaledetti anni.

Non mi sembra il caso di elucubrare ulteriormente. Diciamo che mi aspetto più un’onesta autoaffermazione alla 13 che un’imprevedibile dimostrazione di superiorità come Surgical steel.

Voi che ne dite?

Verranno pure in Italia a gennaio (senza purtroppo i Triptykon, con i quali stanno condividendo parte del tour europeo, sebbene i rapporti siano diventati, pare, burrascosi): il 16 a Bologna, il 17 a Roma e il 18 a Trezzo, vicino Milano. Io mi ero già fatto la trasferta padana, sempre a Trezzo, qualche mese fa. Purtroppo suonarono con una chitarra sola perché Bjorler stava male e il concerto non fu quindi all’altezza ma la lacrimuccia mi scattò lo stesso.

12 commenti

  • Bello mi sembra una definizione adeguata. Tra l altro è stata un ottimo regalo di compleanno. A Trezzo c ero e ci ritorno, e vado a vederci pure i morbid che fanno tutto covenant, olè

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  • Warrior ancora una volta Giusto tra i Giusti. Lui ama musica diversa dal tintinnare delle monete.

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    • Avevo diciotto anni quando uscì The Red in the Sky is Ours. Conteneva in nuce la chiave epistemologica per poter decifrare quello che di lì a poco sarebbe diventato il Gothenburg sound; ma il punto è che allora non avevo uno straccio di categoria per leggere l’importanza (enorme) di quel disco. Eppure mi sconvolse a tal punto da consumarlo per mesi e mesi a suon di plurimi ascolti giornalieri. Li ho sempre amati prima che il mito li avvolgesse postumo, perché c’ero, cazzo, ero presente. Leggo di ragazzini capaci di lamentarsi del pezzo che porta il nome del nuovo album. Levatevi dai coglioni, voi e la vostra ignorante superficialità. Questo sì, è il ritorno a casa di chi sentiva i brividi sulla pelle per ogni lacerante urlo di rabbia vomitato sul mondo da Tompa; di chi tendeva i muscoli all’unisono con il crescendo di The Swarm, di chi si commuoveva sulle note di Windows e Neverwhere, arrivando alle lacrime per Raped by the Light of Christ. Quello che uscirà sarà, credo, un disco per vecchi, perché il modo di guardare agli At the Gates di chi ha vent’anni oggi è più figlio dei Killswitch Engagage che non dell’intrinseco valore di chi ha forgiato un modo di essere del metal. Modo di essere che col metal-core non c’entra un cazzo di niente. Lasciateci le nostre nostalgie e consumate in cinque minuti qualcos’altro.

      P.s. Bargone ci sarò a Roma per il concerto di gennaio. Non so ancora se ti prenderò a calci nel culo o ti offrirò una birra.

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      • Questo era probabilmente il commento più bello mai lasciato su questo blog. Io leggo di gente della nostra età che sostiene la diretta filiazione del metalcore dagli At The Gates e francamente non so cosa ascoltassero all’epoca.

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      • comunque sulla canzone non ho detto nulla, tantomeno parlato di metalcore, per cui spero che mi permetti di non levarmi dai coglioni. grazie.

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  • Riff accattivanti, giustamente complessi, voce furiosa e comprensibile, doppia cassa insistente…. Sembra onesto. Difficile non emozionarsi, dopo tutto questo tempo.

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  • la cosa bella, e che fa ben sperare, è quanto il pezzo sia sentito: per me gli At The Gates hanno sempre vissuto della loro capacità di convogliare emozioni viscerali, di quelle che ti prendono dallo stomaco in giù, qualunque loro disco si ascolti. Qui ci sono!

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  • io sono arrivato dopo per questioni anagrafiche ma in quarto liceo ho sentito the swarm TUTTE le mattine prima di andare a scuola. non voglio fare il talebano, temo solo l’operazione fatta per tirare su un po’ di grano. aspetto il disco in silenzio. certo che mettere i bastoni tra le ruote a warrior non sì fa.

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  • ‘sto pezzo è una bomba! altro che 19 anni, sembrano passati 19 giorni….comunque pure io ascoltavo gli ATG mentre andavo alle superiori, mi sentivo buona parte di terminal spirit desease in un walkman cinese che avevo trovato sul treno, con una qualità di suono orrenda per Tompa e colleghi. però era fenomenale per Hvis lyset tar oss

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  • se esce un disco per vecchi, come qualcuno ha scritto, ne sarò estremamente felice.

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