Combattere l’insonnia con i CYNIC
È sempre molto facile marciare sul complesso di inferiorità che molti metallari covano nei confronti di generi come il jazz e il progressive, però ai Cynic non riesco a farne una colpa più di tanto, e non solo per la stima imperitura che dobbiamo loro per aver partorito nel 1993 quel capolavoro di Focus. Paul Masvidal e Sean Reinert si erano resi conto già subito dopo lo scioglimento che a loro l’heavy metal non interessava più. Dimostrando coerenza, misero su una nuova band chiamata Portal e sottoposero la demo alla Roadrunner, che rispose loro picche. Siccome accà nisciuno è fesso, dieci anni dopo si ripresentarono con dei pezzi che erano più o meno la stessa roba che avevano composto con i Portal, però riesumando il vecchio marchio. Che nella vita bisogna essere un po’, ehm, cinici. Infatti stavolta beccarono subito un nuovo contratto, nel 2008 arrivò Traced In Air e tutti si sentirono in dovere di parlarne bene. Non che fosse un brutto album, per carità. Però se invece che come Cynic si fossero fatti il giro delle case discografiche come, che so, The Sarchiapons, col cavolo che la Season of Mist li avrebbe fatti firmare, sperando di poterli contrabbandare ai metallari.
Gli svarioni etnici da sushi bar dell’ep Carbon-Based Anatomy, pubblicato due anni fa, mi avevano lasciato l’amaro in bocca, nonché la certezza incrollabile che dei Cynic non mi sarebbe più fregato nulla, nonostante il ritorno di Sean Malone, che è sempre un bel sentire. Nei giorni scorsi sono usciti due pezzi di anticipazione di Kindly Bent To Free Us, il terzo full che sarà fuori a febbraio: la title-track, che potete ascoltare a questo link, e The Lion’s Roar, del cui lyric video potete fruire qua sotto. Sono decisamente meglio dei brani dell’ep, in un paio di passaggi strizzano l’occhio al passato, dopo qualche ascolto svelano anche spunti interessanti e sono formalmente perfette (e ci mancherebbe), tuttavia non mi hanno detto assolutamente nulla. Non capisco cosa stiano cercando di fare o, più, probabilmente non mi interessa capirlo. Il limite è quindi mio, a voi magari faranno impazzire. Il problema però non è questo. Il problema è che ne scriveranno tutti perché là sopra c’è scritto “Cynic” e tutti si sentiranno in dovere di parlarne bene per il terrore di passare per ignoranti.
Ho apprezzato solo “Focus”, le nuove cose non mi entusiasmano gran che, nonostante la classe e tutto il resto…
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Ma davvero nessuno ha mai sentito gli Aeon Spoke, progetto post-rock di Reinart e Masvidal? A me il loro debutto “Above the buried cry” era piaciuto parecchio….
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l’omonimo è uno dei miei dischi-relax preferiti, specie con l’aggiunta della (purtroppo rippata dal tubo) When Sunrise Skirts The Moor, che altro non è che la versione Aeon Spoke di Integral Birth. più che post rock direi che è quasi pop rock comunque, molto solare, melodie ariose, poca elettrica
tornando ai Cynic, a me Traced non aveva detto molto, così come poco mi dicono i pezzi nuovi. c’è anche da dire che Focus resta una cosa unica e irraggiungibile… ah, il complesso di inferiorità verso jazz e progressive si risolve ascoltandoli =P
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Non ti preoccupare Ciccio, a giudicare dalla foto introduttiva all’articolo il tuo senso estetico non sembra poi così limitato e se il nuovo Cynic sarà sterile di emozioni, non avremo problemi a confermarlo.
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Ma non era già stato pubblicato sto pezzo?
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Se sei iscritto agli aggiornamenti, ti ha dato due notifiche di seguito per un problema tecnico, that’s all
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Non sono iscritto agli aggiornamenti. Mi ricordavo di aver ascoltato un pezzo nuovo dei Cynic con questo titolo e lo stesso video….infatti sul canale “cynicdocumentary” The lion’s roar è stato caricato il 10 dicembre. Ed anche sul canale della Seasons of mist lo stesso pezzo risale al 17 dicembre…..bò, vabbè
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Ah, ok, pensavo ti riferissi all’articolo… Sì, The Lion’s Roar è uscita il mese scorso, è la title-track che è recente
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Ci sono gruppi che riescono a dare tutto in un lavoro unico…i cynic sono tra questi. Non penso che lo ascoltero’ perche’ focus e’ un album innarrivabile.
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