ALESTORM // LAGERSTEIN @Traffic, Roma 23.03.2013

pirati al Colosseo con maglioncino della zia e beer-bong

pirati al Colosseo con maglioncino della zia e beer-bong

Io e Ciccio Russo possiamo essere inconsapevolmente rubricati come i più grandi fan degli Alestorm del mondo. A conti fatti, l’estate scorsa per vederli siamo andati in mezzo ad una foresta mitteleuropea rischiando di farci sbranare dai lupi. Siamo inoltre fermamente convinti che siano il miglior gruppo metal uscito negli ultimi cinque anni, e che abbiano svariati motivi per essere considerati al pari con i migliori di sempre. Ne cito giusto tre:

1-parlano di pirati
2-nel video di Shipwrecked c’è un nano che suona il violino
3-sono tutti alcolizzati

E non mi pare che i Beatles avessero un nano che suonava il violino, quindi your argument is invalid. Inoltre ogni volta che li vedo mi danno altri motivi per convincermi sempre di più dell’importanza di dedicargli una statua a piazza Venezia. Ieri è stato folle. Ho provato per la prima volta in vita mia il beer-bong e sono stato per un’ora in mezzo al pogo con gli occhi che piangevano whisky. Per ricostruire gli eventi bisognerà risalire a quando siamo arrivati al Traffic nel mezzo dell’esibizione del gruppo di apertura, i Lagerstein, fenomenali debuttanti australiani che suonano grossomodo come gli Alestorm, con pirati, rum e tutto, e che in più usano anche dei nomignoli assurdi.

hanno messo il beer-bong anche in copertina

beer-bong anche in copertina

Lagerstein sarà probabilmente il nome di una birra australiana di sottomarca che i nostri eroi usano comprare a casse da 100 in qualche discount di Brisbane; che peraltro -per contestualizzare il true spirit australiano– è la stessa città da cui proveniva Laura, una tizia di un metro e ottanta che ha dormito qui qualche giorno fa per il couchsurfing: questa tipa mi ha raccontato di come loro, anche in piena città, debbano sempre stare attenti a quando si mettono le scarpe o si siedono sul divano perché potrebbe esserci qualche animale piccolissimo e dotato di un veleno mortale; ma IL MOMENTO è stato quando ha sentito dei passi al piano di sopra e ha detto, serissima, “penso che abbiate un opossum sul tetto”. Da questo meraviglioso posto sulla costa settentrionale dell’Australia, dunque, vengono anche i Lagerstein, debuttanti l’anno scorso con Drink ‘Til We Die, e di cui la prima cosa che sento è la puzza incredibile che proviene dal bassista, un energumeno gigantesco di due metri per duecento chili che si fa chiamare THE IMMOBILIZER, vestito da frate cappuccino con le infradito, che occupava mezzo palco da solo e emanava un tremendo fetore di morte e putrefazione. Ho iniziato a sentire l’immondo tanfo  mano a mano che mi avvicinavo al palco, e poi arrivato in prima fila mi è quasi venuto da vomitare. Era un odore che non aveva nulla di umano, qualcosa che ho associato alle innominabili creature dei racconti di H.P. Lovecraft che divoravo da ragazzino, mostri viscidi e dementi che si annidano nelle cantine dei paesi nebbiosi delle paludi del New England, o che vengono vomitati fuori da mondi dominati dal Caos e dal Male. Esseri così disgustosi, repellenti e fuori dai canoni della nostra logica che Lovecraft riusciva a immaginarli ma non a descriverli compiutamente, e che nei racconti facevano impazzire chi li guardava. THE IMMOBILIZER emanava lo stesso odore che emanerebbero queste creature. 

THE IMMOBILIZER

THE IMMOBILIZER

Mentre ero là sotto, appoggiato sul palco, pensavo che il problema fosse più generalizzato, e che fosse una somma di puzze individuali; e invece no, perché poi quello si è messo a girare tra di noi ed era proprio lui, mannaggia. Loro comunque hanno spaccato, e hanno suonato anche una cover di Vodka dei Korpiklaani, che se ci pensate è davvero un’idea stimabilissima e degna di ogni lode. Nel frattempo Christopher Bowes si aggirava per il pubblico con una maglietta DON’T BLAME ME: I VOTED FOR ROMNEY, già visibilmente ubriachissimo e con lo sguardo un po’ spaesato di chi non si ricorda esattamente in che città si trovi.

Quando finiscono passiamo un po’ di tempo fuori, perché gli Ex Deo (gruppo death metal di Maurizio Iacono dei Kataklysm) non suoneranno per un problema fisico di uno dei membri, mi pare alla mano. A quel punto ci raggiunge pure il macilento Charles Buscemi e iniziamo a parlargli delle prodezze di THE IMMOBILIZER. Con noi c’è anche Gabriele, un compagno di merende interista che ha ipotizzato che gli Alestorm investano tutti i loro proventi dalla band in periodici trapianti di fegato, in un circolo vizioso d’alcolismo, che se lo sentisse il commercialista degli Alestorm organizzerebbe gli investimenti a questo scopo. Nel frattempo i membri dei due gruppi stanno in mezzo a noi a fare casino tutti insieme; il tastierista dei Lagerstein, anche conosciuto come MOTHER JUNKT, regge un beer-bong e chiede a tutti se vogliono provarlo, e ai miei nipotini potrò raccontare che un giorno io ho bevuto mezzo litro di birra in un sorso solo dal beer-bong di un australiano metallaro alcolizzato vestito da pirata.

Christopher Bowes, una persona seria

Insomma a un certo punto partono gli Alestorm con The Quest come l’altra volta, e la scaletta sarà più o meno uguale; neanche il tempo di arrivare a metà canzone e il cantante degli australiani, che si presenta come ULTRALORD, viene in prima fila vicino a me per abbracciarmi e cantare insieme nel nome del vero metallo con un bicchiere da 200 ml di whisky in mano; solo che nella foga il bicchiere parte per aria e mi finisce tutto in faccia. Credo di aver assunto 3-4 shottini di whisky per via oculare, come i tossici dei film di fantascienza che vivono nelle fogne del futuro. Bowes finisce di cantare e prima di riattaccare con The Sunk’n Norwegian si presenta: “we are Alestorm from Scotland, and we’re here to drink your beer and doing incredibly unappropriate things with your girlfriends”. Sul palco hanno montato un bar solo per loro, con un tizio apposta per versargli l’alcool. Durante il concerto si saranno bevuti l’impossibile, e ancora rimanevano in piedi; peraltro il tizio dei Lagerstein durante un assolo di tastiera si è arrampicato sul palco e ha fatto bere Bowes dal suo beer-bong. Hanno suonato un’ora e mezza, e sono sembrati dieci minuti: non c’era molta gente, ma erano tutti estremamente coinvolti e cantavano e ridevano e zumpavano e pogavano, e per l’aere si spandeva birra e felicità. Hanno chiuso con Rum e, come da tradizione, Bowes si è buttato dal palco per fare stagediving mentre gli altri ancora suonavano; per un caso fortuito è cascato proprio addosso al gruppo dove eravamo noi, che l’abbiamo preso e portato in trionfo fino alla fine della sala, per poi scaraventarlo oltre al bancone del bar (giuro). Le cameriere non sono state molto contente, e quando Bowes si è rialzato aveva la faccia stravolta di uno che si è appena bevuto un mischione di cinque litri di alcolici vari e poi è stato buttato oltre il bancone di un bar. Non saprei fare una descrizione musicale approfondita perché sono stato tutto il tempo a cantare e prendere gomitate nelle costole ed essere felice; posso solo ripetervi che se passano dalle vostre parti dovete vederli ad ogni costo, per i seguenti motivi:

1-parlano di pirati
2-nel video di Shipwrecked c’è un nano che suona il violino
3-sono tutti alcolizzati
4-sul palco montano un bar tutto per loro

E chissà che non ci scappi un beer-bong anche per voi. Questa sarà una splendida primavera, perché è cominciata col concerto degli Alestorm. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)

Ps: nel video qui sotto si vedono i membri delle due band che fanno casino. Notare Bowes completamente ciucco che si regge in piedi col vento a favore, THE IMMOBILIZER vestito da frate, e l’incomprensibile assenza del beer-bong. La gente non sa proprio che si perde a non essere metallari.

Tracklist:
The Quest
The Sunk’n Norwegian
Shipwrecked
Over The Seas
Midget Saw
Nancy The Tavern Wench
The Huntmaster
Pirate Song
Back Through Time
Wenches & Mead
Death Throes Of The Terrorsquid
Ievan Polkka
Keelhauled
Rumpelkombo
Set Sail And Conquer
Captain Morgan’s Revenge
Rum

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