Anno bisesto anno funesto: i dischi del 2012 di MS
Giunti alla fine dell’anno, dopo la playlist individuale, è tempo di scoprire le preferenze collettive della redazione di Metal Skunk. Come l’anno scorso, abbiamo due vincitori isolati ai primi due gradini del podio, e un affollamento (questa volta con sette dischi) al terzo posto. Auguri di buon anno a voi, e che il 2013 possa essere migliore del 2012; non ci vorrà poi molto.
PRIMO POSTO
“Da un certo punto di vista, i Manowar sono il gruppo della mia vita. Non il mio gruppo preferito, attenzione. Ma il gruppo della vita. Quello che mi definisce non tanto rispetto alla gente normale, quella che non sa cosa si perde, quanto rispetto alla maggior parte dei metallari, per i quali quei testi composti dalle solite venti o trenta parole ricorrenti sono solo una caterva di stronzate ridicole e puerili. Gli Slayer sono sempre stati un discorso principalmente musicale. Come ho scritto altrove, scesi dal palco tornano nella custodia come i loro strumenti. I Manowar sono una visione del mondo, un modo di prendere le cose. More than just a band”. (Ciccio Russo)
SECONDO POSTO
“Non ha molto senso mettersi a comporre una cascata di superlativi assoluti per un gruppo la cui grandezza è ormai riconosciuta da tutti senza riserve, e che per l’ennesima volta non ci tradisce eppure ci spiazza. Per me è il miglior disco uscito in questo 2012, anche se nella playlist dovessi scrivere diversamente”. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)
TERZO POSTO
“Gli Accept sono tipo i Judas Priest dell’Europa continentale, e Wolf Hoffmann è il Glenn Tipton del Sacro Romano Impero”. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)
“Gli Alcest con questo terzo capitolo non hanno fatto altro che ripetersi (per fortuna), trovando la giusta mediazione tra i muri sonori del primo Souvenirs d’un Autre Monde e le melodie eteree del secondo Écailles de Lune tirando fuori un lavoro come pochi”. (Charles)
“Weather Systems ti ammorbidisce la vita, ti solleva dalle pene, ti dà cura e giovamento, conferisce serenità d’animo, fa bene alla mente ed allo spirito e ti libera dal male. Amen”. (Charles)
“Idealmente sembra un prodotto di un’altra era, cioè l’idea che l’ascolto di questo disco mi dà personalmente è che i Dordeduh siano riusciti nell’impresa di adattare al black metal contemporaneo delle melodie e dei ritmi ancestrali risalenti ad altre epoche storiche”. (Charles)
“Fate molta attenzione con questo ultimo full length dei My Dying Bride perché è uno dei più pesanti e tristi di sempre. Pesante nel senso che è pervaso dall’inizio alla fine da una cupa coltre di pessimismo e sconforto che rende nera anche una giornata di sole”. (Charles)
“Finiamola così: l’altra sera un mio amico mi ha raccontato che a causa della gran calura notturna della città che lo ospitava, un bel bagno era l’unica. Ha scavalcato alti muri, oltrepassato recinzioni e si è goduto una nuotata in una piscina illuminata dalla luna. Ecco, se ci fosse stata qualche birra, un pacco di Marlboro e Sexual Harassment di sottofondo di questa rece non avremmo neanche sentito il bisogno”. (Nunzio Lamonaca)
“Alla fin fine, signori miei, cosa è il black metal – sporcizia e violenza, velocità e rabbia, anticonformismo e ribellione, misantropia e disagio, nichilismo e anti-autoritarismo – se non il figlio psicotico del punk?” (Charles)
I Manowar una visione del mondo?
un modo fatto di gente con mutandoni pelosi e pancere travestite da giubbotti senza maniche?
azz… e te lo dice uno che li ascolta con piacere, e che non li biasima per il ristrettissimo vocabolario dei testi..
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“I Manowar sono una visione del mondo, un modo di prendere le cose.” Non il mio (purtroppo?), che sono grim & frostbitten dentro. Forse mi perdo qualcosa, ma non ci posso fare niente. Comunque, col secondo posto degli Enslaved ed il terzo dei Dordeduh sono molto soddisfatto.
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Manca “The Electric Age” degli Overkill, ma la playlist ci sta.
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