All tamarros play on 10

Uno fa tanti sforzi per nascondere al mondo il suo lato oscuro ma questo è sempre lì pronto a riaffiorare e a denunciare a tutti chi tu sia veramente. Come il Dr. Banner che cerca disperatamente di non far uscire fuori la parte mostruosa di sé così alcuni di noi tentano in ogni modo di reprimere il tamarro che si cela dietro le vesti borghesi, che non si vede ma c’è e si sente (di solito dalla puzza e dal rumore). Essere tamarro non è uno status symbol e nemmeno un modo di vivere la vita. Il tamarro non ci fa, lui è, ma non sa di esserlo. C’è stato un momento preciso nella storia del mondo e un luogo preciso in questo Paese in cui essere metallaro equivaleva quasi ad essere un tamarro. I criteri per rientrare in questa fulgida categoria erano ben precisi: oltre alla denominazione geografica erano importanti anche i gusti musicali (thrash e death sopra ogni cosa) ma soprattutto “una certa” attitudine. Chi di voi è nato e vissuto in Campania ha già capito dove voglia andare a parare, per tutti gli altri proverò a fare qualche esempio, uno su tutti quello della fila. Il tamarro è colui che scavalca la fila e ti passa davanti ma non lo fa per mancanza di rispetto o per chissà quale stramba ragione ma solo perché il concetto di fare la fila in lui semplicemente non esiste. Tamarri e metallari, ognuno ha un suo preciso habitat naturale, come il pesce l’acqua, il gabbiano la monnezza e la mosca la merda. Come ci ha magistralmente insegnato Tony Tammaro, il tamarro in spiaggia riesce sempre a dare il meglio di sé, soprattutto quando fa un caldo che si schiatta e si suda e si puzza. Il metallaro invece cresce e copula nei concerti. Entrambi però amano i luoghi affollati e adorano la confusione soprattutto quando essa è diretta concausa del proprio scriteriato agire. Anche il metallaro ha un pensiero lineare e non contraddittorio. Quando va ai concerti ti passa davanti perché deve andare davanti, poi torna indietro ‘ché si è dimenticato di comprare la birra e poi ti passa davanti un’altra volta. Il metallaro di solito è una persona pulita ma quando va ai concerti non si lava dal giorno prima perché tanto a un concerto prima o poi devi da puzzà comunque. 

Il metallaro poga. Il pogo è tipico dei metallari. Il pogo è una cosa tamarra. Io spingo a te e tu spingi a me. Anche al tamarro piace ‘o rock perché col rock si può fare casino. Il tamarro più la spiaggia è affollata più lui se votta (si butta). Da qui nasce il votta-votta, sport estivo preferito dal tamarro ed è una specie di pogo tra la ressa in cui scappa regolare la mano morta. Tu nel votta-votta sei giustificato a toccare un bel culo. Nel pogo è uguale. Se non poghi sei un uomo di poco valore e una toccatina qui e là, in quei momenti,  il vero metallaro gliela ammolla sempre. Alcuni metallari poi hanno raggiunto un livello tale di specializzazione da rientrare di diritto nel novero dei rattusi, categoria in cui il tamarro eccelle a dimostrazione del fatto che esiste un altro anello di congiunzione tra le due specie. Il rattuso è quello che guarda e tocca, tocca e guarda, sempre, in ogni momento e qualsiasi femmina gli capiti a tiro, qualsiasi scollatura, qualsiasi sedere. A volte non disdegna gli esemplari del suo stesso sesso e lo trovi sempre con la patta aperta e mentre ti parla di questo o di quel gruppo se lo tocca in continuazione col desiderio recondito di attentare alla tua verginità anale. Ogni buco è pertuso, chesta è ‘a legge do’ rattuso (intraducibile).

Il tamarro è quasi sempre di bassa estrazione sociale, abita nelle case popolari e si accontenta di poco ma guai a chi quel poco glielo vuole togliere: ‘o cellulare arrubbato, ‘a radiolina, l’occhiale reibbàn’, la cintura firmata (falsa). Frequenta sempre gli stessi posti, gli unici posti in cui è tollerata la sua presenza ovvero dove ci sono altri tamarri come lui. Il metallaro è un grezzo. Si accatta la maglietta al concerto e poi quando la temperatura diventa insostenibile se la gira intorno alla testa come un turbante per far vedere i pettorali o la panza, a seconda, e quando te lo ritrovi davanti nel pogo ti sembra come se un’intera pescheria stesse venendo a rovesciarsi addosso a te. Da quel momento in poi sei irrimediabilmente inzuppato di un liquido umido e puzzolente che non andrà più via. Il tamarro in spiaggia si cosparge di crema, quella grassa e di pessima qualità perché non ha molti soldi da investire in belletti, e poi se ne va in giro con la frittata di maccheroni o con le palle di riso. Vedi scene di pezzi di cibo che gli cadono di bocca e che si attaccano addosso, il supplì che si rovescia nella sabbia e si impana per bene ma con una sciacquata in mare è ancora più buono. Questo accade perché mentre mangia non sta fermo un attimo: parla, si muove, urla, saluta un amico, manda un messaggino, fa il votta-votta, etc. Quelli più compiti si mangiano la frittata di maccheroni sotto all’ombrellone. Quelli che ci tengono alla linea non si faranno mai mancare una fella ‘e cocco (la fetta di cocco).

Il metallaro si porta la birra da casa ma inevitabilmente la finisce sull’autobus prima ancora di aver messo piede al concerto. È frequente anche che la rovesci a terra subito dopo averla stappata perché, pur essendo un esperto bevitore, non si porta mai dietro l’apribottiglie e quindi assolve al compito con quello che gli capita: un accendino troppo consumato dai tappi che ha già dovuto aprire, una delle chiavi di casa (che si spezza sempre), una monetina sempre troppo piccola, un guardrail (l’ho fatto una volta e non ha funzionato). Non pensa al cibo perché lui campa fondamentalmente di alcol ma quando arriva nel suo habitat naturale viene preso da un’irrefrenabile senso di fame (la fame chimica) e si fa un panino con la porchetta dal porchettaro ladro, l’uomo che vive nel furgone che si trasforma magicamente nel paese dei balocchi e che è sempre lì dove lo vorresti e quando ne hai più bisogno. Il metallaro è consapevole che il porchettaro è un maledetto ladro e che si sta facendo fottere allegramente da lui ma il panino se lo compra lo stesso senza fiatare perché se ci fosse lui al posto del porchettaro venderebbe i panini ad un prezzo ancora più alto. La gente non sa cosa si perde a non essere tamarri. (Charles)

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