MORBID ANGEL – Illud Divinum Insanus. The remixes (Season Of Mist)

Cos’è il fondo del barile? È esso un simbolo astratto, una speculazione, un fondo della mente, un parto menzognero del cervello eccitato dalla febbre? No. Il fondo del barile è Illud Divinum Insanus. Un abisso innominabile che guarda dentro te mentre tu guardi dentro lui; in cui ci si specchia; talmente surreale nel suo essere sbagliato da non poterne più fare a meno, che si ostina a ritornare periodicamente e morbosamente nel tuo stereo anche quando hai smesso di chiederti perché. Illud Divinum Insanus è così programmaticamente brutto e sbagliato da farti rimanere male quando vedi David Vincent per la seconda volta in pochi mesi sulla copertina di Terrorizer ad amplificare la campagna promozionale. Perché ti verrebbe da dire ai tipi di Terrorizer che no, non è così, state sbagliando tutto: parlare di Illud Divinum Insanus come di un capolavoro incompreso, un disco coraggioso e innovativo, una geniale sperimentazione è una travisazione della sua ragion d’essere. Illud Divinum Insanus verrà ricordato con affetto non perché qualcuno pensa che sia un bel disco (nessuno pensa che sia un bel disco) ma perché, come Reign In Blood ha saputo spostare più in là l’asticella dell’Estremo, esso ha saputo dare nuove e più disturbanti sfaccettature al Brutto. Ci sta che David Vincent dica che è bellissimo; fa parte del totale nonsense della cosa. Se voi volete rendere un favore al disco, invece, dovete gloriare la sua insensatezza; perché è questa caratteristica  che lo proietta nell’Olimpo.

Quindi il doppio disco di remix di Illud Divinum Insanus non è il fondo del barile. È Illud Divinum Insanus stesso il fondo del barile. Troppo facile prendersela con il disco dei remix. È un doppio cd, dura quasi tre ore, è composto quasi esclusivamente delle stesse due canzoni (Too Extreme! e I Am Morbid) e raggiunge livelli di truzzame impossibili da replicare anche in un afterhour su delle macchine da scontro del porto di Taranto collocate in mezzo a un cerchio di tamarri che prendono a pugni quei punchball delle giostre. Troppo facile. È come stare in una trincea, di notte, con in pugno un fucile mitragliatore, e sparare al soldato semplice che vi corre incontro nudo, roteando le braccia e gridando EHI EHI SPARA A ME SONO QUI SPARA A ME! In quella situazione, invece, Illud Divinum Insanus sarebbe il glorioso generale nemico uscito improvvisamente fuori di brocca che pensa di essersi cucito un mantello dell’invisibilità mentre ha semplicemente legato insieme dei catarinfrangenti con attaccate delle lampade alogene stroboscopiche che fanno pure la musichetta tipo gli alberi di Natale, e che mentre gli scarichi addosso una cintura di proiettili grossi quanto un telefono continua a ripetere di essere invisibile. E non abbiamo neanche menzionato la versione dubstep di Nevermore chiamata Remixou Morbidou.

Io ho commesso un tremendo errore di valutazione. Pensavo che il disco di remix potesse essere peggio dell’originale. Sono errori che non dovrebbero capitarmi, visto che ascolto musica da quando neanche mi facevo la barba. E invece il fatto che una roba del genere sia stata concepita è semplicemente un corollario del fatto che una roba come Illud sia stata concepita in primo luogo. Non c’è molto di cui sconvolgersi, sostanzialmente. Cioè, se a qualcuno è sembrata una buona idea far uscire Illud Divinum Insanus, perché a qualcun altro non sarebbe dovuta sembrare una buona idea farne uscire un disco di remix di tre ore in cui vengono ripetute quasi sempre le stesse due mirabolanti canzoni in variazioni da tagadà di cui si vergognerebbero anche gli autori delle colonne sonore dei film di Vin Diesel, e che a sentirlo tutto di fila come ho fatto io DUE VOLTE ti dà un effetto psichedelico non raggiunto neanche da Ciccio Russo quando andò al museo di Van Gogh ad Amsterdam e iniziò a scappare urlando perché vedeva i corvi che uscivano dal quadro del campo di grano? Ma soprattutto: come ho mai potuto pensare che sarebbe potuto esserci qualcosa di peggio di Illud Divinum Insanus stesso? 

E difatti il disco di remix è molto meglio dell’originale. Sul serio. Anche solo per il fatto che arriva in un momento in cui il ricordo di quell’altro è ancora fresco, e nel contempo ne hai perfettamente somatizzato tutti i tormentoni e i tic. Ad esempio io ogniqualvolta legga o senta la parola extreme, in ogni contesto essa sia, mi viene sempre da pensare all’EXTREME! sparato fuori da David Vincent nell’opener. Oppure -e questo devo assolutamente smettere di farlo perché socialmente non sta bene- quando sono in una stanza con altre persone, tutti hanno smesso di parlare, e io non so come attaccare un discorso, tendo a riprodurre l’autistico AAAAOOAH! che per qualche ragione occupa svariati minuti di quel mirabolante capolavoro. Oppure tutta l’estetica del vivere hardcore e radikult, che un giorno ci scriveremo un libro, io e quell’altro scoppiato che bazzico. Questo disco di remix ci sarà molto utile, un giorno che saremo molto felici e avremo la risata facile. Ascoltatelo anche voi, quando sarete nelle stesse condizioni. Questo è un ottimo disco da ascoltare quando si è in quelle condizioni.

Illud Divinum Insanus è come Zelig. Ci sta il cretino che sale sul palco, dice il tormentone, la gente ride, poi sale un altro cretino, dice un altro tormentone, e così via. Tipo FALCOOOOR!, oppure THE RADIKULT ARE HERE TO STAY, YAY!, o ancora KILL A COP KILL A COP, ste cose qui. Il disco di remix è come i cinepanettoni. Prendono gli stessi commedianti e ne dilatano nel tempo la gag, con un film di due ore in cui gli stessi tormentoni che tanto portavano ilarità in televisione vengono ripetuti fino allo sfinimento, con varietà di contesti; sempre gli stessi tormentoni, ma ripetuti in contesti diversi.

Per cui, cari amici del vero metal, se volete farvi quattro grasse risate facendo rivivere i migliori tormentoni di Illud Divinum Insanus e sprofondando nella più grottesca delle conferme su che tremenda fine abbiano fatto i Morbid Angel, questo è il disco che cercate. Iniziate anche voi a vivere hardcore e radikult. (barg)

PS: di seguito alcuni mirabili estratti. Si sconsiglia l’ascolto a donne incinte, cardiopatici e a Fabio Bava:

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