WOLVES IN THE THRONE ROOM – Celestial Lineage (Southern Lord)

Ho scoperto i Wolves In The Throne Room all’epoca del MS cartaceo; dopo circa due anni passati fra autoproduzioni oscene e demo orrendi mi vennero finalmente passati un po’ dischi veri poiché altrimenti rischiavo un esaurimento nervoso da immondizia sonora. Fra questi c’era Two Hunters, album la cui oscura bellezza era evidente anche a uno (come me) che non ha nel black metal i suoi ascolti preferiti (fra tutti i redattori credo di essere di gran lunga il meno competente su questo argomento). Da allora ho seguito la formazione americana in tutte le sue uscite, affascinato dalla proposta musicale ma forse ancor di più per la gratitudine che gli serbavo per aver impedito che mi dessi anima e corpo all’R’N’B con chiappone varie assortite.

Celestial Lineage, album che pare possa chiudere la carriera del gruppo, si mantiene sugli altissimi livelli di tutta la produzione precedente senza forse riuscire a superarli del tutto. Alcuni dei suoi momenti sono però di ispirazione davvero notevole; e questa considerazione peraltro si potrebbe trasportare alla loro intera discografia, poiché reputo i WITTR una band che dà il meglio sul brano unico che non sul lavoro complessivo -il che poi per una band che fa pezzi da minimo dieci minuti che sono delle mini-opere ci può anche stare. Insomma anche se l’ascolto complessivo può essere a tratti impegnativo, in determinati episodi (davvero riduttivo sarebbe chiamarli singoli) il valore è indiscutibile (per dire: l’opener Thuja Magus Imperium è maestosa quanto il suo incomprensibile titolo). C’è una componente che non si può non definire epica in un brano come Prayer Of Transformation, un’epicità che non è certo quella hail and kill degli spadoni e dei perizoma di pelle ma un qualcosa di profondo che richiama alla mente roba tipo le forze primigenie della natura, l’irrazionale e tutta una serie di cose sulle quali personalmente non mi capita certo di riflettere in maniera cosciente durante la giornata. Pensieri che paradossalmente riescono invece ad essere innescati da un disco heavy metal contenente (fra le altre cose) batterie frenetiche e chitarre distorte, ovvero da una forma comunicativa frutto della contemporaneità con la quale tutti questi elementi non hanno alcun reale legame diretto. Per quale cortocircuito mentale questo avvenga non lo so, però è un risultato. In tal senso l’ascolto di Astral Blood potrà essere ben più esemplificativo di tutti i miei sforzi. Fine della divagazione che sennò andiamo a finire ai lapislazzuli…

Negli ultimi cinque anni i Wolves In The Throne Room sono riusciti a mettere insieme assieme un corpus discografico invidiabile sia dal punto di vista quantitativo (4 album e 1 ep non sono poco per gli standard attuali) che da quello qualitativo e forse rappresentano la scoperta più significativa della Southern Lord da quando la premiata ditta Anderson & O’Malley si è data al black metal. Celestial Lineage mette in mostra uno spettro sonoro davvero ampio. La progressione che da atmosfere da soundtrack (gran parte merito della collaboratrice Jessica Kinney) passa al blastbeat e va a finire nell’etereo simil-postrock riesce ad essere fluida e naturale, non è la fiera dell’eclettismo, è musica concepita in questa maniera e che ha senso in questa maniera. Non c’è da dubitare della sua onestà. Che poi i WITTR piacciano ai pitchforkiani è un puro incidente di percorso e nulla toglie che questa sia musica da ascoltare con molta attenzione, perché si tratta di roba seria. (Stefano Greco)

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