FREEDOM CALL – Live in Hellvetia (Steamhammer)

“Ho una bella famiglia, una bella fidanzata, faccio il lavoro che ho sempre sognato e suono la musica più bella del mondo.  Perché dovrei fare finta di non essere felice?”

L’epitaffio qui sopra fu la risposta di Chris Bay alla domanda perché sorridete durante le photosession?, e inquadra perfettamente il personaggio. Se gli Slayer sono gli unici portatori del Male Assoluto™, i Freedom Call ne sono la nemesi. Si collocano esattamente al punto opposto della scala di valori. I Freedom Call non hanno il ruolo catartico degli Slayer, non ti fanno vomitare fuori tutta la rabbia repressa scaricandotene altra addosso. I Freedom Call al contrario ti dicono che ok, magari il mondo farà anche schifo, ma tu puoi viverci comunque benissimo, facendo finta che le cose brutte non esistano e costruendoti un universo parallelo dentro la testolina. Se il mondo crolla, Chris Bay si sposta. In questo senso i Freedom Call sono seriamente dissocianti. Sono una specie di fiaba zuccherosa per sociopatici.

Loro reinterpretano l’animo scanzonato dei due Keeper portandolo all’estremo, e negli anni hanno incarnato quello spirito più degli Helloween stessi, che sono sì rimasti beffardi e scanzonati ma a cui manca ormai quell’ottimismo naif degli esordi, forse figlio dell’irripetibile alchimia tra Hansen e Weikath. I Freedom Call al contrario sono parossistici nella loro gaia spensieratezza. Se qualcuno avesse fatto una band per prendere in giro gli stereotipi del gay metal, non sarebbe mai riuscito arrivato a concepire qualcosa come i Freedom Call. Questo tipo di attitudine è così intrinseca alla natura di Chris Bay da essere il vero leitmotiv della discografia dei FC, del resto molto meno omogenea di quanto si possa pensare. 

certo Chris, come dici tu.

I FC sono a tal punto un’estensione della personalità di Chris Bay da essere cresciuti insieme a lui rispecchiandone anche la crescita e il mutamento negli ascolti personali. Dal power metal tout court degli esordi, in cui tutti i pezzi si risolvevano tendenzialmente in epici anthem con le trombette di sottofondo; fino a inglobare le più varie influenze, dal metallo tetesco vecchio stile all’elettropop anni ’80 (!). Non che il power metal trombettiere sia stato del tutto abbandonato: gli ultimi tre dischi ci hanno regalato perle di purissima omosessualità come Out Of The Ruins, Hunting High And Low, United Alliance o la meravigliosa Mr. Evil, che se la ascolti mentre giri per strada il mondo ti sembra davvero più accogliente e amabile.

Tutto questo e molto altro è contenuto in Live in Hellvetia. Qui potrete finalmente riascoltare pezzi clamorosi come Metal Invasion (presentata dal vivo come Happy Metal Invasion, praticamente la colonna sonora perfetta per il corteggiamento omosessuale), We Are One (e il mondo non gli sarà mai abbastanza grato per aver scritto cotanto capolavoro), Land Of Light, Tears Of Babylon, A Perfect Day (canzone DEFINITIVA), o ancora la stratosferica Freedom Call e l’indimenticabile Hymn To The Brave, qui in realtà in una versione un po’ moscetta. Disponibile in versione audio e video, in tutti i migliori negozi di dischi casomai ce ne fosse rimasto qualcuno aperto in giro.

Come disse Matteo Cortesi quando gli feci ascoltare Crystal Empire, i Freedom Call ascoltati di mattina presto possono cambiarti l’intera giornata. Mi dispiace per quelli che non possono capire la loro poesia, ma è proprio per colpa di gente come quella che la vita non è come la descrive Chris Bay. Però ricordate: ogni volta che insultate i Freedom Call, che ne parlate male o semplicemente che ne pensate male, un gattino viene decapitato.

tu parli male dei freedom call = lui muore

Noi non vogliamo che niente di tutto questo accada, no? E allora vi voglio tutti in coro, come nella pubblicità della Coca Cola, mano nella mano, vestiti di bianco, con un sorriso sulla faccia e una candela in mano, a cantare felici questa canzone:

e se non lo fate, che vi cada il pistolino. (barg)

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