AMORPHIS – The Beginning of Times (Nuclear Blast)

Squadra vincente non si cambia… Chi lascia la via vecchia per la nuova… Non abbiamo bisogno di altre banalità vero? Non mi sentirete mai pronunciare una stroncatura nei confronti degli Amorphis, gruppo che ho adorato fin dagli albori. Ebbene dunque diciamo che questi goodfellas vanno trattati per come meritano cioè tenendo presente la loro storia musicale che a tutti gli effetti è degna di considerazione, anche se non ci siete mai usciti pazzi, come invece il sottoscritto. Siamo al decimo full-lenght per i finlandesi di Helsinki. Un gran risultato di continuità e costanza. L’ho presa molto alla larga perché questo ultimissimo The Beginning of Times è il quinto lavoro in successione che non lascia possibilità a varie e differenti interpretazioni. Parliamoci chiaro: è un ottimo lavoro (non potrebbero mai deludermi del resto) e se ci fossero ancora i voti gli darei un bel 7. Come diceva la maestra: <<il ragazzo è bravo ma non si applica>>. Non sono più gli Amorphis che facevano sognare ad occhi aperti scene di laghi ghiacciati, fiumi in piena e colline erbose. Oggi è un gruppo che ha trovato “la quadra”, che ha individuato uno stile facile ed immediato che (la leggo così) si può perseguire senza doversi sforzare di star lì sempre a sperimentare. In effetti quello che si poteva provare è stato già tentato fino a Am Universum, album secondo me bellissimo. Ma sono uno dei pochi a pensarla così e soddisfare le mie fisime piuttosto che preservare il mercato tedesco e finlandese risulterebbe per loro molto sconveniente. Dunque si diceva niente più sperimentazione non fosse altro che l’inserimento di qualche suono nuovo (saranno flauti veri?) in Song of the Sage che riporta alla mente i bei tempi di Elegy album in cui non sapevi cosa aspettarti dalla traccia successiva, un accenno di orientalismo in Soothsayer (prima apparizione di female vocals), qualche bella ballata e qualche mid tempo. Insomma per farla breve a parte un calo di performance come nel singolo You I Need che, per carità, è efficace ma mi ricorda troppo i To Die For, e qualche sdolcineria più del necessario è un buon lavoro. Nulla a che vedere col potentissimo Skyforger che mi aveva fatto urlare al miracolo. Diciamo che con questo The Beginning… si torna un po’ indietro ai tempi di Silent Waters, anch’esso buon prodotto ma più convincente e corale. Il nuovo cantante Tomi Joutsen, che fresco di pacca non è essendo presente dietro al microfono dal 2006 (Eclipse), è sicuramente la migliore voce che gli Amorphis abbiano mai avuto: bella e piena quella pulita e forti, cavernosi e potenti i growls. La restante parte della squadra è la stessa di Am Universum e, anche qui, si tratta forse della migliore combinazione di musicisti fino ad ora. Quello che manca probabilmente è il genio della lampada, il coniglio dal cappello: vi ricordate le tastiere di Kim Rantala su Elegy o quelle di Kasper Mårtenson su Tales from the Thousand Lakes? Ecco, ci siamo capiti. (Charles)

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