AGALLOCH – Marrow Of The Spirit (Viva Hate)

Innanzitutto mi scuso per il mostruoso ritardo con cui esce questa recensione, ma c’è un colpevole per tutto questo ed è la mia viltà. Ascolto Marrow Of The Spirit dal giorno in cui è uscito e non ho mai trovato il coraggio di scriverne; più che altro non ho mai trovato il coraggio di ammettere apertamente, soprattutto a me stesso, la delusione tremenda. Io non ricordo di aver mai scritto quello che gli Agalloch rappresentano e hanno rappresentato per me. Non ricordo neanche se recensii io The Mantle, forse sì, però sono sicuro di aver ricevuto il promo e di averli scoperti così. Ricordo invece la prima volta che ho ascoltato questo Marrow Of The Spirit. Erano gli ultimi tempi che avevo casa insieme con Ciccio: aspettavamo il nuovo Agalloch da mesi con la bava alla bocca e quando finalmente è uscito ci siamo seduti sul divano, abbiamo messo su il disco e non abbiamo detto nulla per mezz’ora. A un certo punto: “Ma tu che ne pensi?”. Silenzio. Risposta. “Non lo so”. Nessuno dei due ne ha praticamente mai più parlato, fatti salvi vaghi e speranzosi riferimenti a una crescita col tempo. Siamo a fine gennaio, sono passati più di tre mesi, e non penso ci siano più scappatoie.

Marrow Of The Spirit suona come una coverband degli Agalloch che si mette a fare pezzi propri, non riuscendo però a entrare bene nello spirito del gruppo. Paragonato alle precedenti uscite è un dischetto da due soldi. La cosa che atterrisce è il senso di magia spezzata che si respira. Ci sono gruppi che vivono su un equilibrio estremamente precario e tu lo sai, lo percepisci, lo senti, lo temi e non sai se caricarti di aspettative per il disco successivo oppure sperare che si sciolgano per lasciarti solo buoni ricordi; una sensazione simile a quella di un concorrente di un quiz che deve scegliere se tenersi un milione di euro o raddoppiare. Purtroppo la storia della razza umana prevedeva che gli Agalloch durassero solo tre dischi, così va la vita. Io magari ho un giudizio particolare perché Pale Folklore, The Mantle e Ashes Against The Grain sono anni che mi fanno piangere lacrime amare ogni volta che li ascolto, e forse sento cose che voi umani non potreste immaginare. O magari può essere pure valido il discorso che se questo fosse stato un disco di debuttanti io mi ci sarei strappato i capelli, però ecco, insomma, come si suole dire, anche se mio nonno avesse avuto tre palle forse, può darsi, che sarebbe stato un flipper. Se poi si vuole fare il tiro al piccione con gli indiboi che hanno per qualche motivo a me sconosciuto eletto gli Agalloch a new sensation dei loro blog culturalmente impegnati a me va sempre bene, voglio dire, quella è gente che dovrebbe essere mandata a coltivare banani in Finlandia e non essere lasciata libera di ascoltare il metallo, perché ormai è pieno di gruppi metal che si sono rovinati per ingraziarsi il pubblico dei clienti della Feltrinelli e questa cosa oltre a essere contronatura è anche, lasciatemelo dire, un serissimo segnale dell’approssimarsi della fine dei tempi, un segnale che non va preso sottogamba perché il ragnarok è una cosa dannatamente seria per motivi che sono sicuro tutti voi comprenderete senza bisogno che ve lo spieghi io. È un mondo difficile. Ora farò una cosa; spegnerò il mio stereo e non ascolterò mai più Marrow Of The Spirit, perché gli Agalloch si sono sciolti dopo Ashes Against The Grain e verranno ricordati per l’eternità come uno dei più grandi gruppi della storia della musica con le chitarre e una delle prove dell’esistenza di Dio insieme al Muratore Primo citato da Bozzone. Lo so che sto disco è piaciuto a un sacco di gente ma con me cascate proprio male perché io, come disse saggiamente anni fa Massimo D’Alema, tendo a considerare coglione chi non la pensa come me. E questa è decisamente la mia risposta definitiva. (barg)

47 commenti

  • Anche a me ha deluso, e pensavo di essere una mosca bianca…

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  • li adoro. ammetto peró la delusione per questo disco, che ho anche comprato appena uscito :( forse definirli sciolti è esagerato caro roberto

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  • Anche per me è stata in parte una delusione bella e buona.
    Il dischetto in se non è malvagio, ma che inevitambilmente impallidisce se confrontato con i precedenti.
    Hanno fatto 10 passi indietro rispetto ad Ashes, un disco dove le influenze black folk e post rock si amalgavano alla perfezione.
    Di Marrow alla fine rimane la traccia di 17 minuti (guarda caso quella in cui hanno osato un po di piu) e l’ultima che la prima volta che l’ho ascoltata mi ha ricordato tremendamente la splendida colonna sonora di Requiem for a dream

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  • Gli Agalloch per me con i primi 3 dischi sono stati qualcosa che non so ancora descrivere.
    3 dischi stupendi, 3 dischi magici, meravigliosi…
    Quando ho ascoltato quest’album Bargò ho pensato pure io : “mah sarà il solito album che cresce ascolto dopo ascolto…” ma niente. I mesi sono passati ma il disco è rimasto lo stesso.
    Tra l’altro anche io ho deciso che non lo ascolterò più, la delusione è troppa.
    La cosa brutta che ad un album così non puoi neanche dire “fa cagare”, perchè l’album è suonato e prodotto divinamente, ma semplicemente come hai detto tu, manca di quella magia che i primi 3 dischi avevano.
    Gli indiboy in quanto a stupidità e ostentazione della propria (non) cultura letteraria-musicale-qualsiasi altra cosa, posson fare concorrenza agli ingegneri(peggiore categoria in assoluto).
    E aggiungo che i peggiori indiboy sono quelli che frequentano lettere e filosofia.

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  • Masticatore di escrementi

    Ebbene si, sono ingegnere

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    • Si ma quando scrivevi a MS il tuo umorismo non era esattamente da ingegnere.
      E poi anche io frequento ingegneria(non per molto credo) ma non sarò mai come loro eheheh.

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  • Secondo me il gruppo sopra ha in generale il pregio di avere questa doppia natura estrema/malinconico-melodica che però in questo disco è stata mischiata malissimo, risultando in un pasticcio che non rende giustizia a nessuna delle due tecniche espressive. Mi ha deluso tantissimo. E’ come quando guardando un video di trans invece di una Jay Bayley uno si ritrova a vedere un tedesco con i baffi e il reggicalze, che non sa neanche dove sia di casa la cura ormonale.

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  • A me non dispiace. Si, non avrà chissà che ispirazioni, ma non si può dire che è brutto

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  • secondo me il problema -da profano- è che marrow of etc è un’evoluzione necessaria ed estremamente in linea coi tempi, come se in qualche modo gli agalloch fossero destinati a fare schifo già in tempi non sospetti.

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  • Dov’è la recensione?

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  • Questa “recensione” è un concentrato di pura saccenza e nulla più. Non c’è uno straccio di argomentazione. Qualcuno la riscriva, che è meglio.

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    • Certain Death

      Tu sei di sicuro un indiboi.

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      • “Marrow Of The Spirit suona come una coverband degli Agalloch che si mette a fare pezzi propri”

        Questa è una frase da “indiboi”, come li chiamate voi. Io semplicemente apprezzo gli Agalloch e non trovo giustificata tutta questa saccenza verso un album che ha la sola pecca di essere diverso dai precedenti.

        E, ripeto: si può essere d’accordo o meno sul disco, ma questa NON è una recensione.

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  • @ daniele:
    uno dei motivi per cui ho sempre letto metalshock, prima su carta e ora dopo averlo scoperto da queste parti, è il fatto che le recensioni, che fossero scleri per il troppo caldo o stroncature meglio argomentate, non seguivano schemi tipo:
    il primo pezzo è un po’ lento, poi al minuto 2 c’è un assoletto e una chitarra pulita.
    al terzo pezzo c’è’ un arpeggio di 30 secondi e poi una strofa convicente:questa parte piacerà ai doomsters.
    il pezzo finale ha un fraseggio che ricorda da lontano burzum, ma con una produzione migliore per chi apprezza di più le cose moderne ma con un tocco di evilness che non scoraggierà gli estimatori del…
    in genere concludendo con un sette politico dato a tutti e con frasi tipo “qualche difetto ma nel complesso una produzione decente, vedete voi e stay metal.”
    la mediocrità, cristiddio, mai.

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    • Ognuno ha i suoi modi per recensire, c’è il fantasioso, il poetico, il pragmatico…ma questa recensione, se viene letta da qualcuno che non conosce ancora nulla del disco, non da’ NESSUNA informazione. Il disco fa cagare rispetto ai precedenti? Argomenta! Spiegaci perchè, a noi che non l’abbiamo ascoltato. Sparare a zero e basta non è professionale, proprio per nulla.

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    • NonemonehPnaitsirhcitnA

      Lowfiles, hai perfettamente ragione in questo tuo commento: nemmeno a me piace la mediocrità, e spesso le recensioni che sezionano ogni singolo brano o si lanciano nelle scalette sono davvero insopportabili. Denotano tra l’altro una certa assenza di argomenti e di passione nel descrivere l’album che si è ascoltato. Tuttavia per emanciparsi da questa mediocrità non c’è bisogno di sparare sentenze ridicole a caso come “Paragonato alle precedenti uscite è un dischetto da due soldi” oppure “suona come una coverband degli Agalloch che si mette a fare pezzi propri, non riuscendo però a entrare bene nello spirito del gruppo”; servirebbe invece motivare ciò che si dice. Perché non è che se uno non ha la capacità di cogliere la bellezza e la sofisticatezza di un disco solo perché presenta un approccio musicale diverso dai precedenti allora deve dire che non entra nello spirito del gruppo, una dichiarazione simile suona ridicola e paradossale. Sarebbe molto meglio mettere prima in evidenza la ricercatezza e la grande abilità compositiva che la band ha messo in gioco in questo nuovo album, e poi specificare: “Giudicate voi se questo è un bene o non lo è; secondo me non lo è perché etc”. Posso capire quelli che sparano a zero su dischi easy-listening dal songwriting banale, ma fare una cosa simile con un disco della complessità di Marrow Of The Spirit è del tutto fuori luogo. E lo dice uno che NON è un fan degli Agalloch.

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      • e no, è proprio quello il punto :”giudicate voi…” dopo il pistolotto “descrittivo”. sembra lo stesso procedimento per cui l’informazione dovrebbe essere “imparziale” (e poi non lo è mai) ma appena uno tenta un opinione è “inattendibile” perchè “fazioso” e non dice “le cose come stanno”.
        non c’è un modo in cui stanno le cose, l’autocensura in nome del politicamente corretto o perchè “non si sa mai quacuno si offende” è un malanno che affligge i nostri tempi ed il nostro paesello e quello che mi preoccupa è che determinate cose sono passate da essere dizionario quotidiano di politicanti, preti ed avvocati a pensiero condiviso da numerse persone che dovrebbero porsi, nella mia visione, come antagoniste (ah, cristo, termine sbagliato) a certi metodi di massificazione ed appiattimento del pensiero.

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  • NonemonehPnaitsirhcitnA

    Mamma mia, tra la recensione e i commenti che leggo qui sotto non posso fare altro che domandarmi con quale parte del corpo ascoltate la musica. Marrow Of The Spirit è un disco così sublime e sofisticato nelle sue melodie e nella sua strumentazione che Ashes e The Mantle se li mangia in un sol boccone, nonostante si tratti di due ottimi album. Gli Agalloch hanno letteralmente superato sé stessi sotto ogni aspetto possibile, e sentir dire certe cose è ridicolo. Ma ognuno è libero di dire ciò che pensa, mi dispiace solo per voi che non siete in grado di apprezzare questo capolavoro di dimensioni colossali che è Marrow Of The Spirit.

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  • Siamo diventati così famosi che ci riconoscono per strada, con tanto di foto? Perbacco.

    Già che sono capitato di nuovo qui, volevo fare un appunto che l’altra volta mi era sfuggito.

    “Lo so che sto disco è piaciuto a un sacco di gente ma con me cascate proprio male perché io, come disse saggiamente anni fa Massimo D’Alema, tendo a considerare coglione chi non la pensa come me. E questa è decisamente la mia risposta definitiva.”

    Si commenta da sè. Mi chiedo quale credibilità possa pretendere di avere una simile “recensione”.

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    • Ma tu non sei quello che ha osato criticare “A Wintersunset…” definendo i pezzi “deboli in quanto a coesione tra le parti”. E sei qui a criticare questa recensione? dovresti andare a nasconderti per le boiate che hai sparato.

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      • Eccolo qua, il commentatore dell’anno! In primo luogo ti sfido a dire che “A Wintersunset” è un album perfetto, che non si può “osare criticare”. Secondo, io almeno ho espresso un giudizio che si può misurare, e riguardante una cosa concreta. Se non sei d’accordo dici perchè e ne discutiamo, come si fa tra persone normali. Questa “recensione”, al contrario, insulta la band dall’inizio alla fine, senza dire nulla di utile, e insulta pure chi la legge, perchè gli dice esplicitamente “se non siete d’accordo con me siete dei coglioni”.

        Bel modo di fare, complimenti! Voi sì che siete professionali, tra recensori e commentatori. Complimenti davvero.

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    • francesco nocco

      non è che siete famosi, è che ho cliccato sul tuo nome ed è uscito il tuo sito. poi però ho digitato pure “NonemonehPnaitsirhcitnA” su google ed è uscito questo

      null

      dal suo profilo netlog. ciao.

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      • NonemonehPnaitsirhcitnA

        Sì lo so che sono bello, e ti ringrazio per avermi fatto pubblicità, ma qui la questione era invece la bellezza di Marrow Of The Spirit. Quindi vuoi continuare a spammare oppure ne parliamo?

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  • ma no, la recensione si può commentare eccome, è Massimo D’Alema ad essere incommentabile ormai.

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    • NonemonehPnaitsirhcitnA

      Ti rispondo qui perché più sopra non mi permette più di replicare. Vorrei sottolineare che il mio discorso non porta alle conclusioni che hai descritto: qui non si tratta di stare attenti a non offendere qualcuno (questa credo sia l’ultima cosa di cui mi preoccupo nella vita), né tantomeno di essere “politicamente corretti” (questa invece credo che sia la penultima); è solo una questione di cercare di essere oggettivi, o perlomeno non del tutto soggettivi. Ma il bello non è e non può essere oggettivo, lo sappiamo tutti, e il problema sta proprio qui: quindi cosa vogliamo fare? Farne una questione del tutto relativa dipendente solo dal bello (i.e. dal gusto personale), oppure cercare di fare un misto descrivendo oggettivamente la proposta musicale e poi condendo il tutto con le proprie opinioni a riguardo? Se sei della prima opinione allora tanto vale evitare di scrivere recensioni…basterebbe scrivere “mi piace”, “non mi piace”, “è bellissimo”, “fa schifo”, e tutti vissero felici e contenti. Io trovo invece molto più sensato cercare di seguire la seconda via.

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  • e niente volevo solo dire che avevo l’iscrizione ai commenti aperta via email e leggervi in diretta è stata l’esperienza più deprimente della settimana in corso.

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  • a me le recensioni del trainspotting fanno ridere, anche se mi dice che sono un coglione. e comunque dovreste stare più sereni e ascoltare il disco se vi piace, non ascoltarlo se non vi piace, non mi sembra difficile

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