Mai più senza: il vino dei Satyricon
Ammetto di non seguire più i Satyricon da qualcosa come dieci anni, e quello che mi è capitato di ascoltare da allora non mi ha certo stimolato ad approfondire. Mi ha spiegato da poco Trainspotting che nel frattempo sono diventati piuttosto popolari tra gli indiboi. Le dinamiche attraverso le quali i gruppi metal diventano o meno popolari tra gli indiboi sono talmente inesplicabili da meritare un’attenta disamina in altra sede. Trainspotting, che di questi argomenti (black metal e indiboi) ne sa sicuramente più di me, teorizza l’esistenza di un capo supremo degli indie, che ci siamo immaginati come una specie di incrocio tra un grande vecchio da strategia della tensione e un cattivo di 007 che controlla tutti gli indiboi del mondo attraverso delle onde cerebrali e decide delle loro sorti e delle loro preferenze. Questo capo degli indie lo pensiamo celato in una base segreta, in un attico di Manhattan o nei sotterranei di uno squat berlinese, mentre osserva i suoi schiavi da una serie di maxischermi, regalmente assiso su una poltrona in pelle di hardcore guy, con in braccio un gatto e un bicchiere di vino in mano. Magari di vino Wongraven. Ecco, torniamo alla realtà: è accaduto che a quel buontempone di Satyr sia venuto in mente di dare il suo cognome (che aveva già utilizzato in passato per un suo progettino dark ambient) a dei vini. Voi direte, giustamente, che un norvegese che si impiccia di vini è un po’ come se io prendessi la parola a un convegno sull’elettrolisi quantistica al MIT di Boston. Non preoccupatevi, ragazzuoli, il vino Wongraven verrà prodotto in collaborazione con un nostro connazionale, Luca Roagna, quinto di una generazione di vinai from Barbaresco, Cuneo.
In sostanza, Satyr commercializzerà un paio di vini della cantina Roagna con l’etichetta Wongraven in caratteri gotici. Ovviamente vi starete chiedendo come diavolo si saranno mai incontrati un vinaio piemontese e il leader di un gruppo black norvegese. L’unica cosa certa è che si conobbero nel 2003, durante il tour di Volcano. A questo punto si può supporre che il Roagna sia un fan della band e avesse avvicinato il frontman dei Satyricon durante un concerto. Pertanto ci troveremmo di fronte a un vinaio metallaro, una figura mitologica al pari dei calciatori metallari. I due hanno recentemente trascorso qualche mese insieme nell’azienda agricola (le aziende agricole, per inciso, sono estremamente grim) del nostro conterraneo e dal sodalizio sono nati il Langhe Rosso Alleanza Nero di Wongraven 2009 e il Barolo Unione Nero di Wongraven 2006. Beh, per forza dovevano essere dei neri. “Quando devo spiegare il mio ruolo ad amici musicisti che non capiscono niente di vino, dico che Luca ha scritto i pezzi e registrato il disco e io l’ho mixato” ha affermato Satyr. Ora sì che è tutto chiarissimo.
Capo degli indiboi, beccati questa:
sai mica come si chiama la bionda? ;-)
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in alto i calici, norvegia impara!
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madonna che roba..senta esimio ciccio russo ho un quesito..anni fa prima di un’intervista ai pungent stench hai parlato di una cassetta molto rara che hai chiamato “bar la muerte”..orbene io ne ho una del suddetto gruppo chiamata “video la muerte” uscita nel 1993 e contenente video ufficiali e video live..è per caso l’ultra rara cassetta di cui parlavi?magari hai confuso il nome..insomma volevo sapere se ho incelofanata in camera una reliquia o una semplice cassetta vecchia..speranzoso della tua risposta saluto metal shock e vi dedico house by the cemetery dei grandi mortician..HAIL!
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Avevo scritto “Bar la Muerte”? Allora sì, mi ero confuso (un lapsus freudiano, i bar sono dei luoghi che mi sono sempre stati particolarmente cari): mi riferivo proprio al “Video La Muerte” del quale sei fortunato possessore
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alla faccia del cazzo..che poi per me i bar sono proibitivi visti i prezzi,meglio i minimarket con i loro alcoli scrausi..allora ho un motivo per sopravvivere almeno un’altro giorno!
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E chissà che il metal si sdogani dalla birra, santo cielo. Peraltro, forse il buon Satyr si è trovato in questo affaire per caso, ma si è imbarcato nella commercializzazione, del nebbiolo, padre di tutti i vini.
Bè, almeno la radice ‘nebbia’, c’è.
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Giulia, ti quoto in toto! Da buon piemontese, è un piacere vedere metallari affascinati da un bel calice da meditazione, anziché impanzonirsi con ettolitri di pane liquido.
Tra l’altro qui in Norvegia la birra costa l’ira di dio, e fa pure schifo. Allora tanto vale.
Ma a proposito, spero sappiate che anche Maynard dei Tool ha la sua linea di vini: cercatevi il documentario Blood into Wine.
E infine: l’articolo è davvero bello, ma qualcuno mi sa dire dove lo trovo sto vino? Chi lo distribuisce? Sono edizioni limitate? Guarda che per Natale lo voglio anch’io, eh!
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io prima di assaggiare i suddetti vini, ascolterei il consiglio di un esperto, tipo lui:http://www.youtube.com/watch?v=0VxHR6vgOVw
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Fantastico!
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Beh, ce n’è proprio per tutti i gusti! L’iniziativa è anche interessante, ma sarei curioso di sapere i prezzi: trattandosi di Barolo, in edizione limitata per superfans, mi sa che si aggireranno intorno alla quota “un occhio, un braccio, una gamba e la palla sinistra”.
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