Scheletri nell’armadio: ARKONA – Lepta (2004)

Non c’è nessuna ragione particolare per recensire questo disco, l’ho ascoltato per purissimo caso e ho sentito insopprimibile il desiderio di esprimere la mia umilissima opinione, perché penso sia uno dei dischi più genuinamente scemi che abbia mai sentito. DAI! Come si fa? L’equivalente metal dello Zecchino d’Oro per bambini sfortunati, con le chitarre sotto, e a cantare la leader e compositirice unica della band, una tizia russa  uguale identica alla protagonista di Fringe. Testi ovviamente in russo, quindi la tipa di Fringe con la voce della moglie di Ivan Drago. Non scherzo se dico che mentre ascoltavo per la prima volta questo discaccio provavo un po’ di vergogna.  Mi succede molto raramente di provare vergogna ascoltando un disco, ma a volte succede. Provo vergogna quando sento qualcosa che rispecchia esattamente tutti gli stereotipi negativi sul metal. Gli Arkona ce li hanno tutti: e davvero non riesce a venirmi in mente niente altro per definirli che musica per bambini. Mi dispiace se a qualcuno piacciono e si sente offeso (visto che ormai il metallaro è diventato un fighetto borghesuccio che si prende troppo sul serio e a cui manca il senso del ridicolo, meglio scusarsi prima) , ma è esattamente quello che mi viene in mente quando sento Lepta.  Ovviamente non c’è bisogno di rimarcare che spero di non ascoltarlo mai più per tutta la mia vita.

Uno non si immagina come possa vendere una roba del genere. Perché qualcosa venderanno, visto che hanno fatto svariati video e alcuni pure molto professionali. Un bassista raccattato di sicuro da qualche pianobar visto che fa sempre gli stessi giri del cazzo, uguali a quelli della musichina cretina da pianobar chiudendo sempre le melodie a quel modo, del cazzo. Le tastierine imbecilli stile pianola anni’80 a buon mercato. Ma io davvero non ho mai sentito niente dall’encefalogramma così piatto, se un computer potesse comporre farebbe esattamente sta roba. E forse è davvero un computer che ha suonato la batteria, perché anche se in formazione risulta un batterista che si fa chiamare Artist (no, sul serio, ma di che cosa stiamo parlando?) però ecco, se questa non è una drum machine o io sono diventato improvvisamente sordo oppure ci sono andati davvero giù pesante coi trigger. Poi ovviamente non hanno un grammo di ironia, si prendono sul serio manco fossero i King Crimson ma a differenza dei King Crimson quello che fanno è merda. E quindi non ti fanno manco ridere, come la maggior parte dei gruppi folk brutti che almeno ti strappano una risata. Voglio dire, nei gruppi folk metal di solito senti la passione. Un minimo almeno. Se suoni musica da sagra di paese devi essere un simpaticone, hai in testa un immaginario da gioco di ruolo tutto spadoni e birra, poi sei pure metallaro, ti divertirà pure suonare sta musica. Invece questi no. Gli Arkona saranno il classico gruppo che nelle interviste dice di voler onorare la memoria della Russia, le loro tradizioni, il loro retaggio culturale, e invece non comprendono che se un ipotetico zar redivivo sentisse l’omaggio degli Arkona li manderebbe spediti in Siberia a coltivare le patate dentro la neve, e allora sì che si renderebbero utili alla loro patria in modo black metal. Ora perfavore non mandatemi i killer tatuati a farmi fuori sparandomi a bruciapelo con le pistole col silenziatore perché tengo famiglia. (barg)

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