Il nuovo disco di Anneke van Giersbergen e un lamento all’amor perduto

Anneke cara. Io sono stato innamorato di te. Intendo innamorato davvero, in modo adolescenziale; mi volevo fidanzare con te. Ascoltai per la prima volta la tua voce quando comprai il singolo di Kevin’s Telescope, era un freddo autunno dell’anno 1997 e io neanche ti avevo vista e già ero innamorato di te. Non mi serviva vederti per amarti, capisci? La tua voce era la cosa più bella che fosse mai giunta al mio orecchio, anche più di Back From The Dead degli Obituary, col quale in quel periodo stavo proprio sotto. Non c’erano foto in quel booklet, sulle riviste non ti avevo mai vista e internet ancora non stava a calendario; e così non potevo conoscere il volto della persona cui anelavo. Comprai Nighttime Birds, e neanche lì c’erano tue foto. Presi Mandylion, ma evidentemente la mia innamorata era troppo pudica e superna per mostrarsi volgarmente al pubblico. Poi basta, perché altri dischi non ne avevi ancora fatti.

E insomma, Anneke, a un certo punto ti vidi. Non ricordo dove, come né quando, ma ti vidi. E soprattutto ti vidi in questo video:

Ca va sans dire. Immaginavo di correre felice con te nella verde campagna, Anneke, con indosso vesti bianche, e ridevamo felici e mangiavamo le bruschette mentre tu mi canticchiavi The May Song intrecciando ramoscelli di salice. Avremmo costruito una capanna vicino ad un ruscello, e io avrei mietuto il grano per te e tu mi avresti fatto il pane e così saremmo andati avanti fino a che non fossimo stati seppelliti l’uno vicino all’altro, sotto l’albero dove ci eravamo incontrati.

Considerando che a quell’età si fanno cose di cui non sempre si andrà fieri, e che in America c’è gente che finisce a spacciare eroina ai compagni di classe o a sparare con un fucile a pompa al bidello, ammetterai che l’essere stato innamorato di te non è un peccato adolescenziale così grave. Quando poi ho scoperto che tanta altra gente aveva provato gli stessi miei sentimenti, ci sono rimasto un po’ male. Alcuni parlavano di te con lascivia, Anneke, come se tu fossi una popstar ancheggiante da quattro soldi e non un essere di puro spirito, innocente come un piccolo usignolo che pigola nel nido esposto alle intemperie.

Ma la vita è una puttana, Anneke. Avevi qualche anno più di me, e sei cresciuta prima di me. Ti ho vista farti i dreadlocks, tagliarti i capelli corti, colorarteli fuxia, ho sentito la tua voce cambiare e il fuoco dentro di essa svanire piano piano. E poi dai, i tuoi gusti musicali. Va bene, non sei metallara; è stato un brutto colpo, ma l’ho accettato. Ti piacevano i Radiohead di Ok Computer, e va bene, piacevano anche a me. Ti piaceva Perdition City degli Ulver, e va bene, non potevo pretendere che a una non-metallara piacesse Bergtatt. Ma Prince? Madonna? Come li giustifichiamo? Come si può giustificare Madonna? Questo non andava bene, Anneke. Madonna mostrava le pudenda alla televisione. Tu non avresti  dovuto essere neanche a conoscenza del concetto della cosa. La tua mente era troppo innocente per conoscere un tale abominio. E invece ti piaceva; era la tua cantante preferita. Questo come si giustificava, Anneke? 

Nel frattempo ti sei sposata, hai avuto un figlio, poi un altro. I Gathering sono diventati un gruppo per indiboi e mezzeseghe, tu te ne sei andata e hai formato gli Agua de Annique, musicalmente impresentabili almeno quanto il moniker. Poi ti ho perso un po’ di vista. Preferivo non sapere e non rimanere deluso, un po’ come gli Obituary del post-reunion, gli stessi per cui ero in fissa totale quando ti ascoltai per la prima volta. La vita è davvero strana a volte. Pensa che da ragazzino sognavo di scrivere su una rivista metal solo per poterti conoscere; e ci sono riuscito, Anneke, ma nella mezz’ora in cui le nostre vite si sono incontrate il mio impaziente cuore aveva già abbandonato il suo antico anelito. I The Gathering nel frattempo si sono un po’ risollevati, sai. Non al livello dei vecchi tempi, diciamo, però il disco nuovo non è male. Tipo If_Then_Else, con meno picchi verso l’alto. La cantante nuova è bravina, ma ovviamente non vale neanche un’unghia di te. Ti imita. Sai, hai fatto scuola. Ti imita anche la tipa dei Beseech, e quella degli Autumn; e chissà quante altre.

Ora ho ascoltato il tuo nuovo disco, Everything Is Changing. Non so se è il primo che fai con il tuo nome, ma l’hai firmato proprio così: Anneke van Giersbergen. Però, ecco, non mi è piaciuto. Perdonami, Anneke, ma tu hai cantato On Most Surfaces, hai cantato Sand & Mercury. E le hai cantate con una voce che è la voce degli angeli. Insomma, vedi, io non capisco. Sembri felice, hai un marito che ti ama almeno la metà di quanto ti amavo io a 15 anni, hai due splendidi figlioli, vivi in Olanda col coffee shop sotto casa, hai lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica mostrando a tutti come suoni la voce più bella del mondo. Perché non rimani a casa, a cucinare il pane a tuo marito, come io sognavo che avresti fatto per me? Perché non ti dedichi un po’ ai tuoi bambini, che avranno tanto bisogno dell’affetto della propria mamma? Non ci sono piatti da lavare? Corsi di pilates da frequentare? Nuovi tipi di marijuana in offerta al supermercato? No perché seriamente io il tuo disco l’ho ascoltato, e durante tutto l’ascolto mi rimbalzava nel cervello una sola domanda:

Io ho sempre immaginato che un giorno avresti scritto un romanzo in stile vittoriano. Tragico, ma pieno di speranza. Un romantico proprietario terriero che arde d’amore per la giovane figlia del capitano di fanteria. Sguardi ardenti, mani che si ritraggono pavide, struggenti promesse d’amore rivolte alla luna. Un salotto di borghesia di campagna, conflitti sopiti, un caminetto le cui braci ardono come il cuore dell’innamorata. Perché non lo scrivi, Anneke? Un bel romanzo vittoriano, lungo lungo, che ti tenga occupata in ogni ritaglio di tempo. Poi un altro, e un altro ancora se vorrai. Perché vedi, Anneke, scusami se te lo dico, ma quello che stai facendo è sbagliato. Non capisci che Everything Is Changing fa pena, Anneke? È la cruda verità. Il tuo disco è una busta di piscio. Non si salva niente: le canzoni sono brutte e noiose; il genere proposto è una MERDA; da un punto di vista dell’originalità è indie rock radiofonico da quattro soldi passato di moda cinque sei anni fa e nel frattempo opportunamente spremuto come un limone, con la conseguenza che ogni nota del tuo disco, o mio canone di bellezza, puzza di legno marcio come una vecchia cantina dell’umido Yorkshire dove peraltro tu potresti ambientare il tuo romanzo; la figura che tu ci fai è pessima perché a 40 anni non si può ancora suonare sta robaccia per ragazzine, e perdipiù senza azzeccare manco un ritornello nell’arco di dodici canzoni. Tu mi hai fatto stringere il cuore quindici anni fa e ora invece che celarti pudicamente ai miei occhi, diventando giustamente l’angelo del focolare che io immaginavo che tu diventassi, te ne esci con un disco che l’unica reazione che riesce a darmi è farmi chiedere ossessivamente MA CHE CAZZO È STA ROBA

Ma soprattutto. Il primo video non era orribile, dico concettualmente perché da un punto di vista musicale vabbè. Ma il secondo video come si pone? Voglio dire, il ballerino belloccio? Con la canottiera bianca? Ti rendi conto che sembri la sorella più grande in crisi post-parto? Lo sai, vero Anneke, mia luna-e-stelle, che le nordiche invecchiano presto e male, no? Devo essere proprio io a consigliarti, se proprio vuoi continuare con questa carriera da cantantucola mediocre buona per la rubrica musica indipendente su qualche squallido inserto musicale di Repubblica o che so io, di adottare un personaggio un po’ più tipo artista matura e vegana col passato eccentrico ma che ora è cresciuta ed intesse fragili affreschi sonori nelle sue scarne composizioni? Eh? Ma non c’è qualche persona fidata che ti consiglia? Che ti dice di lasciar perdere? O quantomeno di non fare i video tamarri coi ballerini palestrati? Allora ascolta il mio consiglio, o sole del mio cielo. Fatti le canne. Sei in Olanda. Fatti le canne. Lascia perdere tutto. Gli studi di registrazione, i tourbus, i concerti, le interviste a webzines di gente con gli occhiali, i video. Accompagna i tuoi figli a scuola, la mattina. Portali alla scuola calcio al pomeriggio, o stai con loro mentre giocano al parco. Cucina per tuo marito quando torna dal lavoro. Guardatevi un film insieme, la sera, o quello che vi pare. Poi porta i bimbi a letto e a quel punto NON metterti a comporre niente. Fatti una canna. O scrivi. O entrambe le cose. Ma NON comporre più niente. Ti prego. Io ti ho amata. Me lo merito. (barg)

35 commenti

Lascia un commento